fu recapitata una bolletta di quasi 6.000 euro per presunti consumi idrici effettuati in meno di 9 mesi. Una cifra ovviamente ed oggettivamente eccessiva, e non certo soltanto nel confronto con i consumi medi precedenti relativi al fabbisogno personale dell'interessato, in regola con le precedenti bollette dall'importo medio di circa € 50,00.
Una fattura più alta di centoventi volte non poteva che scaturire da un errore o da un problema tecnico. E, in effetti, l’utente in questione chiese subito una verifica del suo contatore. Gli operai di Girgenti Acque riscontrarono la sua richiesta, intervenendo e sostituendo il dispositivo. Non era immaginabile, però, che la società addebitasse al diretto interessato anche i costi di quell'intervento, quantificati in circa 170 euro.
Ma non finisce qui. Girgenti Acque non ritenne necessario rettificare la fattura shock da 6000 euro. L'utente a questo punto, assistito dall'avvocato Roberta Lo Iacono, decise di rivolgersi al Tribunale.
E adesso il giudice monocratico Valentina Stabile ha dichiarato illegittima, annullandola, la bolletta dall'importo sproporzionato, condannando Girgenti Acque a pagare sia le spese legali sia quelle tecniche. Per l'autorità giudiziaria i consumi contabilizzati (per l'importo esatto di € 5.967,49) non erano effettivi. Secondo i calcoli fatti da un consulente tecnico di parte, per riuscire a consumare quella gran quantità di acqua ci sarebbero voluti almeno dieci anni.
Ovviamente annullata anche l'altra fattura, quella da € 171,19, relativa ai costi di sostituzione del contatore.
Girgenti Acque è stata condannata anche a pagare le spese processuali.
La linea difensiva della società è stata che quell'importo non era contestabile. Eppure l'avvocato Roberta Lo Iacono ha evidenziato che Girgenti Acque S.p.a. non è stata in grado di dimostrare, attraverso quello che nel linguaggio giuridico si chiama “onere probatorio”, la correttezza dei dati rilevati dal misuratore.
Addirittura, attraverso la relazione di un proprio consulente di parte, Girgenti Acque aveva avanzato l'ipotesi di una possibile rottura dell'impianto idrico interno all'abitazione del ricorrente. Rottura che avrebbe generato una notevole dispersione della risorsa idrica, giustificando così la bolletta. Tuttavia nei sopralluoghi era stato regolarmente constatato che non vi erano evidenti segni di dispersione di acqua nel sottosuolo, che se così fosse stato questi avrebbero interessato sicuramente il seminterrato, cosa non rilevata.