all’interdittiva antimafia della Prefettura di Agrigento che, di fatto, ha determinato il commissariamento della società che gestisce il servizio idrico integrato. L’udienza davanti al Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo si è svolta oggi alla presenza di tutte le parti in causa. C’è molta attesa per la decisione dei giudici, sia per il futuro, sia per l’attuale gestione del servizio affidata a due commissari. Intanto, a proposito di acqua, i sindaci cosiddetti ribelli sono tornati a fare fronte comune. Si sono riuniti ieri a Cianciana per ribadire quella che ritengono sia stata una scelta nel rispetto della legge. Lo hanno fatto in relazione al dibattito scaturito dal vertice della scorsa settimana in prefettura. In quell’occasione i commissari che gestiscono il servizio idrico integrato avevano evidenziato come sia ormai imprescindibile la consegna delle reti da parte dei comuni dissidenti, per potere continuare ad assicurare il servizio in provincia, migliorandolo anche in termini di economicità per l’utenza. Ed era anche tornata in primo piano la questione dell’illegittimità di quella decisione.
Al termine della riunione di ieri, i comuni che non hanno consegnato le reti idriche al privato hanno invece ribadito la bontà delle azioni a suo tempo intraprese a tutela dell’acqua pubblica e delle comunità che rappresentano.
“Abbiamo rispettato la legge ed eventuali illegalità da parte dei rappresentanti istituzionali andrebbero ricercate altrove”, hanno ribadito i sindaci interessati auspicando che tutti i 43 comuni della provincia trovino l’intesa che porti però ad un modello di gestione pubblica dell’acqua .