attraverso lo sfruttamento di importanti finanziamenti regionali ed europei, di un museo del mare a Sciacca che potesse esporre, tra gli altri, anche gli straordinari reperti rinvenuti proprio nel mare saccense, perfino con gli occhi ambiziosissimi verso il ritorno a Sciacca di quel Melqart che è un po' una sorta di “Gioconda” finita nelle mani dei francesi. L'idea che il museo del mare nascesse all'interno dell'ex colonia marina di Muciare fu quella più giusta. Si riuscì a raggiungere l'obiettivo. Nel frattempo però la natura avrebbe giocato un ruolo troppo determinante, devastando con la furia dell'acqua dell'alluvione del 25 novembre 2016 quanto c'era da devastare.
La soluzione di fortuna fu il trasferimento dei reperti nei locali del Complesso Monumentale Tommaso Fazello, in una forzata (e, ma questo lo si sarebbe scoperto poco dopo, assai sofferta coabitazione con la scuola).
La recente interdizione dei locali, al culmine di una dura contrapposizione che ha visto in campo tecnici, protagonisti dell'associazione amici del museo del mare Vinenzo Tusa, amministratori comunali e personale scolastico, ha messo in evidenza il tema di un museo che oggi (come anni fa) non esiste più, essendo durato troppo poco, come tante cose belle, purtroppo, durano poco nella città di Sciacca.
Sul tema interviene oggi l'ex assessore del comune di Sciacca Salvatore Monte, che si strugge per il fatto che malgrado la concentrazione di tesori (Terme, Ceramica, Corallo, Carnevale, Pesca e Mare) Sciacca non riesca ancora a ricavarne benefici in termini di immagine. Come dire che è troppo poco, rispetto alle potenzialità, ciò che questa città riesce a sfruttare della sua storia e della sua straordinaria cultura.
Fu Monte, con la giunta di Fabrizio Di Paola, a chiedere al primo circolo didattico di ospitare i reperti del Museo del mare appena danneggiati dall'alluvione. Ne vennero fuori due esposizioni: una relativa appunto ai reperti del museo mare e l'altra riguardante l’esposizione di una mostra di corallo e ceramica. Quest'ultima fu poi revocata, mentre rimase aperto il museo in locali che anche prima, e per anni, avevano ospitato mostre temporanee.
Oggi che non ci sono più né Muciare né il Fazello, bisogna fare qualcosa. Come, per esempio, puntare subito alla sistemazione della ex colonia marina, abbandonata da due anni e mezzo, già oggetto di finanziamenti pubblici che – fa notare Salvatore Monte - non può restare certamente in quelle condizioni.
Ma come è noto non è sufficiente intervenire solo sull'immobile, visto che c'è bisgno anche di lavorare per l’apertura definitiva della strada di collegamento tra il viale delle terme e la contrada Muciare. Ma è il sistema museale quello che manca a Sciacca. La scomparsa del professor Sebastiano Tusa nel disastro aereo di Addis Abeba rischia in tal senso di rallentare un percorso importantissimo, che negli intenti dell'archeologo doveva culminare con la nascita del Museo Regionale di Sciacca, anche attraverso il dirottamento della proprietà del Complesso di Santa Margherita dall'ospedale ai beni culturali.
Per Monte la rete museale può comprendere la mostra permanente nei locali della sede dei ceramisti in piazza Scandaliato, chiusa da tempo per mancanza di personale, non tralasciando il Museo del Carnevale che necessita di urgenti lavori di manutenzione per salvaguardare le apparecchiature dalle infiltrazioni d’acqua. Anche le chiese sono beni museali a tutti gli effetti, e bisognerebbe agevolarne la fruizione in accordo con la Curia arcivescovile. E ancora: per Monte occorre che il comune torni a dialogare col Consorzio Corallo di Sciacca per trovare spazi idonei per mettere in mostra l’antica arte dei maestri corallari. Il nuovo sovrintendente ai beni culturali Michele Benfari, secondo Monte, rappresenta un'opportunità importante per Sciacca, la sua città, per dare una carica al settore artistico/monumentale alla nostra città.
“Dovremmo capire – aggiunge Monte - che basterebbe accendere un riflettore sulle nostre singole realtà per riaccendere il turismo, l’economia e la speranza di continuare a credere in questa città”.