Polizia di Stato chiamata, in particolare, a far rispettare una legge del 1956 che, ufficialmente, stabilisce il divieto di affissione di manifesti in luoghi che non siano espressamente destinati a questo scopo. E, a parte i cartelli rimovibili messi a disposizione dal Comune ad ogni convocazione dei comizi, nessun altro spazio lo è. Non lo sono muri, non lo sono neanche le finestre. Non lo sono gli immobili privati (tipo i balconi di abitazioni, uffici o studi professionali). Un settore oggetto di attenzione e restrizione, dunque. E, d’altronde, ci sono già state numerose diffide operate dagli agenti, scattate nei confronti di diversi candidati, soprattutto quelli al Consiglio comunale, invitati caldamente a rimuovere il proprio poster elettorale. Anche perché la sanzione prevista per questo tipo di violazione è piuttosto elevata: mille euro circa per ogni situazione irregolare riscontrata. Eppure sarebbero ancora numerosi i manifesti presenti in città, in qualche caso autentiche gigantografie, affisse anche all’esterno dei comitati elettorali, o comunque in spazi che, ufficialmente, non dovrebbero essere consentiti. Certo, non si può negare quanto sia difficile inseguire tutte le situazioni considerate irregolari. Ufficialmente sarebbero irregolari perfino quei cartelli che caratterizzano l’identità politica degli stessi comitati elettorali. Un settore, quello della propaganda politica, in continua evoluzione. Non sono mancati, come si ricorderà, nel corso degli anni, gli interventi della stessa polizia municipale, costretta a “coprire” qualche manifesto elettorale attaccato addirittura nei cartelli destinati alla pubblicità commerciale, con l’indicazione di “affissione abusiva”. Altri tempi, poi, quelli nei quali, soprattutto nottetempo, attacchini improvvisati al seguito dei capilista o dei potenti onorevoli, impunemente tappezzavano i muri della città, coprendo anche la pubblicità quella per la quale si paga una tassa al Comune. I tempi sono cambiati, non è più l’epoca magnificamente rappresentata nel film di Franco e Ciccio “I due onorevoli”, dove il codazzo dell’uno inseguiva quello dell’altro a coprire il manifesto elettorale precedente. I tempi sono cambiati, ma le norme odierne forse sono un po’ eccessive. In qualche caso perfino ipocrite, soprattutto quelle che prevedono, almeno formalmente, che il poster elettorale non raffiguri nemmeno il volto del candidato. Poi dicono che il cittadino si allontana dalle istituzioni. L'emergenza personale e l'organizzazione del lavoro tra i due ospedali di Sciacca e Ribera. Questi i temi al centro di una presa di posizione del coordinamento SANITÀ della CGIL di Agrigento che non nasconde la propria preoccupazione in vista del prossimo periodo. Sotto i riflettori: non solo l'attesa proroga degli incarichi ai contrattisti, ma anche la necessità per tutti i lavoratori, compresi dunque quelli a tempo indeterminato, di poter godere del riposo e delle ferie.