E’ stato proclamato da Cgil, Cisl e Uil per le giornate del 21 aprile, 22 aprile, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. I lavoratori incroceranno le braccia per otto ore per l’intero turno di lavoro. La protesta nasce da quelli che vengono considerati evidenti passi indietro compiuti dall’attuale governo, rispetto a quanto annunciato in campagna elettorale, ossia una revisione dell’attuale sistema legislativo che norma le aperture domenicali e festive. I segretari regionali delle tre sigle, spiegano che alla base dello sciopero c’è la volontà “di garantire a tutte le lavoratrici e ai lavoratori del settore il diritto al riposo festivo nel rispetto di un giusto significato e valore delle festività .
I sindacati che ricordano come le norme contrattuali vigenti in materia demandano al libero arbitrio di ogni lavoratore del settore commercio, che volontariamente possono decidere di prestare la propria opera lavorativa nelle giornate festive. Principio rafforzato da diverse sentenze della Cassazione che hanno sancito il principio di libertà di adesione alla richiesta di prestazioni lavorative nelle giornate festive”.
I sindacati ribadiscono di essere “fermamente convinti che la liberalizzazione, introdotta nel 2012, non ha prodotto un incisivo aumento dei consumi, ma in realtà ha solo distribuito i fatturati su sette giorni anziché su sei, contribuendo in tal modo a peggiorare le condizioni lavorative degli addetti del settore e incrementando unicamente instabilità e precarietà nel settore dell’occupazione”.
Ricordano, infine, ai lavoratori in servizio durante i festivi quelli che sono i loro diritti: ossia il fatto che le ore di lavoro devono essere retribuite come lavoro straordinario festivo, ovvero con una erogazione pari al 130 per cento in aggiunta alla normale retribuzione e che la prestazione lavorativa è basata esclusivamente sulla volontarietà sia per i full-time sia per i part-time.