sin da quando ha avuto il coraggio di denunciare la mafia ed è diventato un testimone di giustizia. Adesso scende in campo anche il figlio dell’imprenditore di Bivona, Giuseppe Cutrò che ha inviato una lettera aperta al Ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo che gli è stato negato il porto d’armi per difesa personale.
Non avrei voluto sbandierare mie situazioni personali, scrive Giuseppe Cutrò, ma è doveroso raccontare cosa succede in questa terra di Sicilia. Nel maggio dello scorso anno, evidenzia, avevo richiesto il porto d’arma corta per difesa personale, istanza che solitamente richiede 120 giorni. Lo avevo fatto, aggiunge Giuseppe Cutrò, dopo che era stata revocata la scorta dei carabinieri a tutta la mia famiglia perché una precedente richiesta era stata respinta proprio perché “sotto protezione”.
Non è il primo caso e non è la prima volta, sostiene Giuseppe Cutrò che ha deciso ora di rivolgere un appello al ministro Salvini . Non ho i soldi per pagare un eventuale ricorso al TAR, ma ritengo di essere esposto a rischio e di avere il diritto alla difesa personale, conclude il figlio dell’imprenditore bivonese che si rivolge a Salvini anche per le sue note posizioni sulla legittima difesa.
Al Ministro chiede un intervento sul suo caso affinché venga rivalutata la richiesta di porto d’armi.