un credito a dir poco spaventoso. Non deve essere stato facile per il suo stomaco tornare a discutere con Forza Italia e con Gianfranco Micciché. Fatto sta che diciotto anni dopo la grande beffa di un'elezione alle regionali ottenuta sul campo ma cancellata dal palazzo (celebre l'operazione forzista che lo fece fuori orchestrata da Michele Cimino, Marcello Dell'Utri, Giuspepe Catania e, per l'appunto, Gianfranco Micciché), l'ex sindaco di Sciacca dunque ci riprova. E così domani all'interno della Sala Pietro Germi della Badia Grande incontrerà amici e simpatizzanti per tornare a riprendere il filo del ragionamento alla presenza proprio dell'attuale presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana. Dunque Fabrizio Di Paola torna in Forza Italia. Lo conferma il diretto interessato con un messaggio whatsapp che ha inviato a tutti i suoi sostenitori chiedendogli di esserci domani alla Multisala. Dopo quella beffa, cinque anni dopo Di Paola ci riprovò ad entrare all'ARS con l'UDC. Ma Totò Cuffaro non fu con lui certamente più leale di quanto non lo erano stati i vertici di Forza Italia. E oggi, dopo l'esperienza importante sul piano personale e su quello politico di sindaco di Sciacca (a cui Forza Italia, malgrado non fosse più il suo partito ha comunque contribuito), Fabrizio Paola riprende il cammino verso il lido berlusconiano quasi "costretto" a tornare a discutere con chi, di fatto, non gli diede la soddisfazione di vedere premiati i suoi sacrifici e la sua indubbia preparazione politica.
Sul piano dell'analisi, va dato atto a Fabrizio Di Paola di essere rimasto coerente con le sue idee. Se solo avesse voluto, infatti, avrebbe potuto trovare spazio in forze politiche particolarmente importanti dell'ala moderata del centro sinistra. Tutti ricordano che fu ad un passo dall'adesione al defunto Udeur di Nuccio Cusumano. Ci ripensò all'ultimo minuto. Perché per principio Di Paola si sentiva distante da quel mondo. C'è stato chi ha considerato queste scelte come degli errori. C'è stato anche chi ha considerato l'avvocato penalista saccense una sorta di simbolo della malasorte. Dimenticando che nel 2001 non fu la malasorte a non farlo entrare a Palazzo dei Normanni. No, fu ben altro.
Già da quando tornò a parlarsi con Michele Cimino (prima da presidente del consiglio comunale, poi da sindaco di Sciacca), Di Paola ha voluto sempre cercare di sdrammatizzare: “Il passato è ormai dimenticato”, disse più volte. L'appuntamento di domani pomeriggio alla Sala Pietro Germi in un'iniziativa pubblica a fianco di quel Micciché che non ha mai cessato di essere il plenipotenziario di Silvio Berlusconi in terra di Trinacria, dimostra che evidentemente Fabrizio Di Paola non solo il passato lo ha dimenticato, ma forse è riuscito nell'ardua impresa di cancellarlo definitivamente.
Una considerazione finale è doverosa. L'ex sindaco Di Paola sul piano personale merita rispetto per le sue scelte. Sono pochissime, nella politica di oggi, le personalità che incentrano la loro vita, più che la loro esperienza pubblica, sull'obbedienza ai propri principi. Meritano rispetto assoluto quelli che riescono a far prevalere le loro idee sulle proprie emozioni. Anche se è inevitabile che le emozioni determinino stati d'animo che non si augurerebbero nemmeno al proprio peggior nemico. Chi riesce a farlo rimane una persona libera. Anche al prezzo più alto, quello di dover tornare a parlare con chi un giorno non esitò a pugnalarti alle spalle.