Le ragioni della manifestazione nazionale sono state illustrate ieri nel corso dell’assemblea generale che si è svolta ad Agrigento, alla presenza dei Segretari Nazionale e Regionale del sindacato.
“Nessuno di noi - ha dichiarato il segretario provinciale Massimo Raso nella sua relazione introduttiva - pensava di trovarsi di fronte ad un Governo che dapprima, in tutta fretta, cancella con un decreto i referendum, che dichiara di “non voler spaccare il paese” e che poi, incredibilmente, fa approvare degli emendamenti nella Legge di Stabilità dei nuovi Voucher dalle caratteristiche e dalle modalità anche peggiori di quelli esistenti. Nessuno di noi, ha proseguito Raso, pensava che si potesse arrivare fino a tanto, assistere cioè ad uno SCHIAFFO ALLA DEMOCRAZIA!"
In particolare, per la Cgil si è in presenza di una palese violazione dell’art. 75 della Costituzione che definisce il diritto al ricorso all’istituto referendario, un’offesa ai milioni di cittadini che hanno firmato a sostegno del referendum proposto dalla CGIL. CGIL che non si fermerà alla manifestazione di domani. Ha infatti annunciato che solleverà una questione di legittimità di tali decisioni sia presso la Suprema Corte di Cassazione che ha annullato il referendum sull’abrogazione dei voucher in ragione di un provvedimento legislativo smentito pochi giorni dopo da un altro, sia presso la stessa Corte Costituzionale. Verrà inoltre chiesto al Presidente della Repubblica un intervento al fine di tutelare lettera e sostanza dell’art. 75 della Costituzione, anche valutando l’opportunità di non promulgare la legge almeno sino al pronunciamento della Suprema Magistratura.
"Qui non sono in discussione solo i “voucher” - dichiara il segretario provinciale Massimo Raso - è in gioco la concezione che si hanno del lavoro e della democrazia. Anche in provincia di Agrigento, alla battaglia per i diritti affiancheremo sempre la battaglia per il lavoro, per difendere quello che c’è e per conquistarne di nuovo. Senza perdere di vista la battaglia per il rinnovo dei contratti e per cambiare le regole dell’accesso al sistema pensionistico. A Roma - conclude Massimo Raso - portiamo il grido di dolore e di sofferenza di una delle provincie più povere d’Italia e che rivendica politiche di investimento e sviluppo che finora sono state solo annunciate".