in maniera decisiva lo scioglimento per mafia del comune di Castelvetrano, stabilito dal Ministero dell'Interno. Priolo scrive di "permeabilità dell'ente a influenze esterne e una perdurante male gestio che ha coinvolto ogni settore dell'azione amministrativa dell'ente". Parole che pesano come un macigno sull'operato dell'ex sindaco Felice Errante e della sua giunta, sia sotto l'aspetto politico sia relativamente all'aspetto burocratico-amministrativo. 31 pagine di relazione con cui il prefetto Priolo fa la fotografia di un comune coinvolto in implicazioni con la criminalità organizzata e con la massoneria. La Commissione Ispettiva ha passato al setaccio tutti gli atti amministrativi del Comune degli ultimi 5 anni e il prefetto è giunto alla conclusioni di cui si è detto e scritto. Ed è lungo l'elenco delle anomalie emerse. Alcuni politici e dipendenti comunali avrebbero avuto rapporti fitti sia con ambienti mafiosi sia con ambienti massonici, un intreccio esplosivo che avrebbe condizionato chiaramente l'attività dell'ente.
Per Priolo 4 assessori su 5 designati da Errante e 7 consiglieri comunali eletti su 30 sarebbero stati iscritti alle potenti logge massoniche di Castelvetrano. Dagli atti sarebbe emerso anche come diverse ditte con interdizioni antimafia sarebbero finite clamorosamente nell'albo delle imprese di fiducia del Comune. Non solo, un imprenditore legato a doppio filo con Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante Matteo, avrebbe avuto rapporti di connivenza con due dipendenti dell'ufficio tecnico comunale. Per non parlare di una licenza commerciale rilasciata per un negozio del cognato di Messina Denaro. E poi ancora il caso, coperto da tanti omissis, di Giovanni ed Enrico Adamo su cui pesa un sequestro da 5 milioni di euro stabilito dalla Direzione Investigativa Antimafia, con Enrico che è stato consigliere comunale con Errante e assessore con il precedente sindaco Gianni Pompeo. Roba che la vicenda del consigliere Lillo Giambalvo, arrestato, assolto e tornato in consiglio, sembra acqua fresca. Per il prefetto, su 55 professionisti nominati da Errante alcuni avevano condanne e l'80% dei lavori pubblici affidati hanno subito dei ricorsi. Scontata la difesa di Felice Errante: "mai chiesto voti alla criminalità, difenderò la mia onorabilità, ma mi assumerò le mie responsabilità sia politiche sia giudiziarie se esistenti".