quella indicata espressamente nei mesi scorsi da Matteo Mangiacavallo in persona per promuovere l'iniziativa politica grillina del “progetto mozione di sfiducia” nei confronti di Francesca Valenti, nel secondo anno di attività dell'amministrazione. Una data che non si è ancora capito, nell'indicarla, se e in che misura Mangiacavallo volesse collegare alla Rivoluzione francese).
Ma è stato un Mangiacavallo che aveva lanciato il sasso, pur non nascondendo la mano, intendiamoci, probabilmente in attesa di un riscontro da parte dei compagni di viaggio dell'opposizione al centrosinistra, nel tentativo di stanarli per poi giocarsi tutti insieme la partita in Consiglio comunale, magari sfruttando il presunto malcontento serpeggiante all'interno dello schieramento che sostiene il sindaco.
Ma la reazione degli altri protagonisti di minoranza al progetto mozione di sfiducia, per la verità, è stata piuttosto freddina. Il motivo principale probabilmente risiede nella consapevolezza generale del rischio di un'operazione poco concreta, senza cioè alcuna speranza di condurla in porto con successo, con il pericolo finale che, addirittura, tutto questo ambaradan possa politicamente rafforzare Francesca Valenti. Per trattare in aula la mozione di sfiducia occorrono 10 firme, per approvarla ci vogliono 15 voti.
La sensazione che ne viene fuori è che se potesse tornare indietro nel tempo, Mangiacavallo questa proposta non la lancerebbe più. Era comunque una proposta di carattere politico, ovviamente, che non può essere ridotta solo ed esclusivamente ad una questione di calcoli aritmetici. Eppure lo stesso Centrodestra aveva detto che il 2019 sarebbe stato l'anno della mozione di sfiducia. Argomento poi ripreso anche singolarmente da Silvio Caracappa.
I dietrologi sostengono comunque che, lanciando l'idea della mozione di sfiducia, più che puntare sul malcontento popolare nei confronti dell'amministrazione, il deputato regionale del Movimento 5 Stelle abbia cercato di stanare gli altri componenti dell'opposizione. Alla fine, però, quello che è venuto fuori sembra solo una sorta di bluff. E adesso i grillini tentano di correre ai ripari, a confermare che siamo di fronte ad una vera e propria marcia indietro.
Anche se, chiaramente, è ipotizzabile che la giustificazione ufficiale del Movimento sarà che in assenza delle necessarie adesioni, la proposta firmata da Matteo Mangiacavallo (eventualmente da imbastire con un'etichetta di mozione di minoranza, o battaglia di bandiera che dir si voglia) non potrà essere portata avanti. Almeno per il momento.
Già, proposta firmata Mangiacavallo. Che, però, non è certamente un consigliere comunale. E la domanda qui è quella giocoforza più interessante anche sul piano dietrologico: perché è stato Mangiacavallo ad avanzarla? I motivi possono essere diversi. Tra i più suggestivi quello di una sorta di inizio della campagna elettorale per una futura candidatura a sindaco. Anche se si sa che i regolamenti pentastellati al momento non lo permettono, ma si sa, nulla è eterno, nemmeno all'interno del Movimento. Devono averla pensata così anche le altre forze dell'opposizione, che naturalmente non hanno interesse a tirare la volata ai propri avversari.
C'è poi l'ipotesi di una strategia meno calcolatrice di Mangiacavallo, ossia quella di un'opposizione che forse non può limitarsi solo a parlare e a lamentarsi, ma che deve anche mostrare di essere il più possibile concreta, sfruttando la possibilità di mandare a casa chi, dal proprio punto di vista, naturlamente, sta governando così male.
Ma si sa da tempo che Mangiacavallo di problemi politici ne ha altri. Tutti sanno per esempio che i due consiglieri comunali grillini in carica a Sciacca (Teresa Bilello e Alessandro Curreri) non si parlano, nell'ambito di una diversità di vedute che se è complicata all'interno della propria stessa famiglia politica, figurarsi come possa essere nel rapporto con gli altri.
Insomma: l'anniversario della presa della Bastiglia trascorrerà serenamente sia a Parigi, sia tra gli appassionati di storia, senza che alcuna mozione di sfiducia a Francesca Valenti possa finire all'ordine del giorno del consiglio comunale.