ottenendone il pignoramento fino al saldo di quanto gli spetta. È quanto è accaduto a Sciacca negli ultimi giorni, dove un fornitore si è stancato di aspettare che gli venisse liquidata la somma a lui destinata. E allora si è rivolto ad un legale adendo le vie del giudice delle esecuzioni. Il quale gli ha dato ragione.
E così, l'importo di 20 mila euro circa il creditore in questione lo ha ottenuto direttamente da Aeroviaggi, uno dei contribuenti più importanti dell'imposta di soggiorno, per la quale il comune incamera circa 800mila euro ogni anno. Il giudice delle esecuzioni ha disposto che il gestore di Sciaccamare dirottasse quella specifica somma direttamente sul conto dell'utente, e non su quello del comune.
Una situazione che oggettivamente rischia in un certo qual modo di mettere in crisi il sistema dei rapporti tra ente pubblico e fornitori privati, non trascurando certamente il fatto che comunque il creditore ha diritto di essere pagato. Non tutti, oltretutto, possono aspettare, né è giusto che lo si pretenda, i tempi biblici della burocrazia prima di un pagamento previsto o di quello che il consiglio comunale approva come debito fuori bilancio.
Potrebbe, questo episodio, dunque, dar vita ad una raffica di pignoramenti a cascata, tutti con la stessa procedura, dove la cassa del comune diventa oggi Aeroviaggi, domani Rocco Forte. Ma forse c'è ben poco di cui illudersi, Sì, perché su questo tipo di orientamento c'è già un precedente, che ha visto il comune di Sciacca fare ricorso in Tribunale contro il pignoramento dell'imposta di soggiorno e vincerlo. Si tratta di una tassa, infatti, che non è pignorabile, trattandosi di un tributo a destinazione vincolata.
Già in passato si era verificata una situazione del genere. Il giudice delle esecuzioni aveva dato ragione ad un creditore, disponendo che la somma che gli spettava gli venisse pagata direttamente da uno degli albergatori, senza passare dalle casse comunali. Ma il comune presentò ricorso al Tribunale di Sciacca contro quel pignoramento, e il giudice accolse quel ricorso, stabilendo la restituzione della somma. Ne scaturì una sorta di beffa per il creditore, soprattutto se si pensa che chi ha svolto un lavoro o prestato un servizio ha diritto ad ottenere il relativo pagamento. Ma la legge da questo punto di vista è chiara: l'imposta di soggiorno non si può pignorare. Gli uffici comunali stanno già provvedendo a presentare un nuovo ricorso facendo riferimento proprio all'esito favorevole della procedura precedente.
Ma da questa vicenda viene fuori la situazione di crisi di liquidità in cui versano le casse comunali, e le difficoltà a cui si va incontro perdurando questo stato di cose.