Sono queste le prime righe di una nota firmata da Alessandro Curreri, chiamato in causa ieri dal parlamentare regionale come possibile destinatario di un provvedimento di espulsione dal Movimento 5 Stelle.
In realtà quella diramata oggi da Curreri, che si firma portavoce del Movimento 5 Stelle, non ha certo l'aria di una “non-replica”.
Il consigliere comunale, infatti, si dice “continuamente impegnato ad affrontare le problematiche della città e dei cittadini nel pieno spirito del MoVimento 5 Stelle. Proprio perché – aggiunge Curreri - ho scelto di lavorare tenendo bene a mente le nostre 5 Stelle, il mio mandato finora ha avuto e per il futuro continuerà ad avere soltanto dei punti fermi: Conoscere, Ascoltare, Imparare, nonché essere presente e sempre più utile alla mia città”.
All'onorevole Mangiacavallo Alessandro Curreri augura un buon lavoro all'Ars, sperando che riesca a giovare alle nostre categorie produttive, al rilancio territoriale e alle politiche di controesodo.
Insomma: per avere deciso di non replicare Curreri la tocca piano, come si dice ormai da qualche tempo. A conferma che la situazione tra i pentastellati saccensi è di complessa definizione, in uno scontro sempre più al fulmicotone, che a più riprese, e non è certamente un mistero, ha visto una corposa componente grillina, quella che fa riferimento se possiamo evidenziarlo a Nino Vitale, sostenere più volte candidati concorrenti di Matteo Mangiacavallo. Che, però, dalla sua ha sempre avuto i consensi, sia nella piattaforma Rousseau, sia (soprattutto) nelle urne ufficiali elettorali. Rimane sul tappeto una questione di conflitto interno che fa discutere.
Alessandro Curreri alle ultime comunali è stato eletto forse spiazzando le previsioni di un gruppo dirigente (locuzione che dalle parti grilline fa venire l'orticaria) che aveva un orientamento diverso. Ma in ogni partito (altra parola invisa al mondo pentastellato) c'è una linea e un orientamento. Sarebbe probabilmente il caso che piuttosto che farsi la guerra su Facebook le parti si confrontassero nelle riunioni, accettando le regole e, pur rimanendo delle proprie opinioni, uscire all'esterno con una posizione unitaria. Orgoglio e irrigidimenti reciproci danneggiano il gruppo, facendo sfuggire ai più il senso di una battaglia che normalmente dovrebbe caratterizzare un soggetto politico, e non certo le diaspore interne. Ma si sa che il Movimento 5 Stelle punta da sempre sulla diversità rispetto ai partiti tradizionali. Ma forse questa è una diversità assolutamente deleteria.