il titolo del documentario, di Maurizio Costa, che sarà presentato questa sera a Sciacca presso i locali del Circolo Nautico Il Corallo. La motonave Hedia scomparve il 21 marzo 1962 quando era al largo delle coste nordafricane e da allora della sorte del suo equipaggio non si è saputo più nulla. Tra i marinai della Hedia, vi era anche il saccense Filippo Graffeo.
Da alcuni anni a questa parte il nipote, Accursio Graffeo, ha eseguito tutta una serie di ricerche e ricostruzioni per cercare di conoscere la verità. Forse la motonave si trovò nel posto sbagliato, nel momento sbagliato, nel corso di una delle tante azioni di guerriglia nel Mediterraneo. Oppure, forse, all'insaputa dell'equipaggio, trasportava armi nell'ambito della guerra d'indipendenza dell'Algeria, una ribellione per superare il colonialismo francese.
Le unità navali francesi avrebbero sequestrato la Hedia e imprigionato i membri dell'equipaggio, quasi certamente poi deportati o uccisi nel corso della guerra algerina, anche se di tutto questo non vi è alcuna certezza e mai nulla la Francia ha fatto trapelare sulla loro reale sorte, blindata dal segreto di Stato, e dall'accondiscenza dei vari governi italiani, che non hanno mai chiesto conto della fine di questi 19 connazionali.
"E' un film da vedere. Emergono diverse novità e ricostruzioni interessanti. Questi italiani sono stati sacrificati dall'Italia che non ha potuto o voluto cercare ed andare in profondità alla vicenda, vi erano in ballo troppi interessi commerciali e politici" - commenta ai nostri microfoni Accursio Graffeo.