E' questo il quadro della situazione che i due commissari di Girgenti Acque, Gervasio Venuti e Giuseppe Massimo Dell'Aira, hanno rappresentato in una delle ultime sedute della Commissione regionale Antimafia. A quanto pare, Girgenti Acque ha ben 28 milioni di euro di debiti ed opera in un contesto che non supporta il miglioramento della situazione. Lo stato di salute del gestore del servizio idrico in provincia di Agrigento, quindi, sarebbe abbastanza malfermo. Al centro delle varie vertenze, soprattutto, il ritardo nel pagamento degli stipendi dei dipendenti ed i crediti cospicui avanzati dai fornitori. Una situazione che, in parte, sarebbe dovuto pure al mancato introito delle bollette relative al consumo idrico.
Il debito accertato nel 2017 era di 32 milioni di euro, già ridotto a fine 2018 a 28 milioni di euro. Il commissario Venuti, inoltre, all'Antimafia, ha “rappresentato un quadro di grande difficoltà amministrativa per la società Girgenti acque"; Venuti ha sottolineato come oggi ci sia "un costo elevato sostenuto in termini di manutenzione delle reti idriche, in cattive condizioni, e ha sostenuto, stando ai verbali della Commissione, che “Girgenti acque”, non disponendo delle necessarie risorse finanziarie, ha omesso di costituirsi parte civile nei numerosi procedimenti penali per i reati di furto e truffa perpetrati in suo danno”.
Ci sono poi delle questioni che i commissari intendono approfondire, come la necessità di "appurare la presenza di accordi capestro e di tariffe elevatissime che hanno contribuito a rendere il servizio altamente deficitario“, affermando ancora con convinzione che "gli affidamenti in house da parte di 'Girgenti acque' siano da considerare contrari alla normativa vigente e, segnatamente, al codice degli appalti”. Una patata bollente, insomma, che potrebbe avere delle serie ripercussioni sul piano gestionale ed economico anche nei prossimi mesi.