Con settembre alle porte la politica locale affila già le armi in vista dei prossimi mesi, che si annunciano particolarmente intensi sul piano del dibattito. Stando a quanto si apprende, i protagonisti dei diversi schieramenti sono reduci da un lungo e minuzioso esame delle norme sugli enti locali in ordine all'impianto sanzionatorio previsto in caso di mancata approvazione del Bilancio di previsione. Esame che ha ripercorso un repertorio legislativo che ha rivelato come una norma regionale risalente al 2016 in effetti avesse introdotto la decadenza di tutti gli organismi elettivi, compreso lo stesso sindaco. Poco dopo, tuttavia, ne scaturì una levata di scudi da parte dell'Anci, che costrinse l'ARS a correre ai ripari approvando una successiva legge, definita non a caso "salva sindaci". Appare assodato, dunque, che se il Consiglio comunale dovesse bocciare lo strumento finanziario, a casa ci andrebbero i consiglieri comunali, non certo sindaco e giunta.
Non è un mistero che parte dell'opposizione avesse accarezzato l'idea di lavorare su un negoziato volto a raggiungere i numeri necessari per bocciare il bilancio con l'obiettivo di azzerare tutto e di far tornare Sciacca alle urne, due anni e mezzo in anticipo rispetto alla scadenza naturale dell'attuale consiliatura. Una sorta di "mozione di sfiducia" sui generis, senza bisogno di giustificare l'idea di un progetto ben più complicato. Ma, come detto, questo tentativo è già saltato prima del previsto. Questo non significa che il bilancio di previsione non sia ugualmente a rischio. Sembra scontato il voto contrario dell'opposizione, di cui come si sa fanno parte anche consiglieri che nel 2017 erano stati eletti con la coalizione di centro sinistra. È anche vero, tuttavia, che nei banchi della minoranza istituzionale c'è anche chi non ha alcuna intenzione di essere costretto a togliere il disturbo. Potrebbero venirne fuori astensioni o, addirittura, assenze tecnico-strategiche al momento del voto finale in aula.
E così l'idea prevalente torna ad essere quella della mozione di sfiducia. Dopo l'annuncio di Matteo Mangiacavallo, caduto nel vuoto, il leader del Movimento 5 Stelle ha fatto sapere di avere intenzione di sottoporre la questione in maniera organica al resto della opposizione. D'altronde il centrodestra ha già fatto sapere che è questa la strada che si intende privilegiare. Non nasconde i suoi dubbi però Fabio Termine: "L'opposizione è disponibile, ma secondo me Mangiacavallo deve parlare con i singoli consiglieri di maggioranza, perché senza tre di loro ogni ipotesi di mozione di sfiducia non ha alcuna speranza di passare".
Intanto, stando a quanto si apprende, la Valenti sta lavorando all'ampliamento della sua giunta. Sembra ormai imminente l'ingresso in amministrazione dei due assessori su cui il sindaco punta anche per recuperare qualche equilibrio politico interno, a partire dal rapporto con il consigliere Alberto Sabella che era stato compromesso dall'intervista di questi al nostro Telegiornale, quella nella quale, durante le trattative per l'ingresso in giunta di Sino Caracappa, Sabella in sostanza aveva accusato il Partito Democratico di pensare troppo alle poltrone e poco all'amministrazione. Ma l'obiettivo finale è anche quello di redistribuire in maniera più organica i carichi di lavoro in capo ai singoli componenti della giunta. Probabilmente il primo cittadino rimanderà tutto a dopo il via libera al bilancio, anche se non è da escludersi qualche novità in anticipo. Sui nomi al momento circolano solo delle indiscrezioni prive di basi solide. Si sa che la Valenti starebbe interloquendo con un paio di personalità con comprovata esperienza politica associata però a indiscutibili conoscenze tecniche.
Appare obiettivamente ancora difficile, alla luce della situazione, malgrado i problemi di un'amministrazione che sicuramente sta attraversando una fase di grandi difficoltà gestionali e, di conseguenza, nel rapporto con l'opinione pubblica, che una eventuale mozione di sfiducia possa avere il consenso politico-istituzionale sufficiente per essere approvata. Quelle di fronte alle quali ci troviamo, probabilmente, sono solo schermaglie politiche volte a cavalcare o a strumentalizzare l'onda del malcontento popolare. Ci accingiamo, però, al giro di boa del cammino di questa amministrazione. Momento che deve essere giocoforza propizio per cercare finalmente di imprimere una svolta che vada oltre l'orgoglio privato delel singole persone o gli scontri risibili tra tifoserie pro e contro sui social. Momento che cominci finalmente in qualche maniera a mettere sul tavolo elementi ben più concreti, visibili e tangibili, e non solo sulle emergenze ma anche sulla stessa ordinaria amministrazione in un comune che, non va sottaciuto, è ridotto all'osso sia in termini finanziari sia di risorse umane.