Ha scatenato il dibattito quella che sembra ormai ben più di un'indiscrezione, ossia il possibile imminente approdo all'interno della giunta guidata da Francesca Valenti dell'ex sindaco Mario Turturici in qualità di assessore. Un dibattito che, aldilà delle tifoserie contrapposte, in una città comunque contraddittoria (visto che se da un lato chiede il superamento degli steccati nell'interesse comune, dall'altro non riesce a non blaterare di destra e sinistra) rivela comunque un interesse significativo su cosa potrà riservare il futuro.
Sullo sfondo c'è un'oggettiva sfiducia rispetto ad un catalogo di problemi sempre più spesso, nel quale chi è chiamato ad amministrare scopre improvvisamente che farlo non era così facile per come diceva durante le campagne elettorali o passeggiando in piazza o commentando su Facebook. Il possibile innesto in giunta di Mario Turturici è un passaggio che politicamente si presta a valutazioni di tipo diverso. Sul piano della simbologia politica le considerazioni sono quelle immaginabili. La prima consiste in una domanda, ossia: che ci va a fare un personaggio del centrodestra all'interno di un'amministrazione di centrosinistra? Ci si domanda poi anche quale possa essere il beneficio politico possibile per Francesca Valenti nella cooptazione di un ex sindaco, e questo aldilà del fatto che a promuovere questa operazione sia stato un consigliere di maggioranza, nella fattispecie Alberto Sabella.
Mario Turturici al momento preferisce non fare alcun commento. “A settembre ne parliamo”, ha dichiarato laconico al nostro Telegiornale con un brevissimo messaggio whatsapp, inviato probabilmente per sfinimento dopo le decine di telefonate di giornalisti che lo hanno tempestato nelle ultime ore. Ma se Turturici dirà di sì a questa operazione confermerà soltanto di non essere un politico tradizionale, ossia un “soldatino” che obbedisca alle tipiche logiche partitiche. No, quella che si sta cercando di portare avanti sembra un'operazione diversa, tendente a far tornare in campo una personalità di indiscutibile preparazione.
Non sembra un'operazione di potere fine a se stessa, insomma, anche se è indubitabile che la situazione e i problemi della città inducono a chiedersi se siano ancora immaginabili miracoli o terapie più o meno taumaturgiche. Perché la sensazione prevalente era e rimane che non è un assessore in più o in meno, non è una personalità più o meno eletta a potere cambiare uno stato di cose nelle quali è dimostrato che nessuno può dare lezioni a chicchessia. Rassegnarsi però è sbagliato, e allora il tentativo può essere quello di riprovare a fare qualcosa per questa città, dove non servono né superbia né depressione, ma soltanto il tentativo di far funzionare una macchina comunale dove però non sembra esserci spazio per scelte politiche di vastissimo raggio, anche se i cittadini chiedono soprattutto ordinaria amministrazione. Quella coordinata da dirigenti comunali che però, e per tante ragioni, viaggiano a scartamento ridotto, lasciando così la politica a svolgere il ruolo di parafulmine del malcontento dei cittadini.
Turturici in campo, dunque. E magari accanto al suo vecchio avversario politico Fabio Leonte. Ma forse nella fase che viviamo in campo dovrebbero scenderci anche altri ex sindaci e altre persone di esperienza. Perché non è più tempo di stare alla finestra. Perché lamentarsi è facile, agire è più complicato.