anche attraverso il censimento che dal 2018 viene fatto anche a cadenza annuale, ancorché a campione, è una tendenza che sembra non riguardare ancora Sciacca. A fronte di un calo di circa 9.000 persone su tutto il territorio provinciale nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018 (abitanti scesi da 447 mila a 438 mila), la popolazione residente nel comune saccense continua a rimanere più o meno aggrappata, probabilmente a fatica, a quella che potremmo definire soglia psicologica dei 40 mila abitanti. Oggi a Sciacca risiedono ufficialmente 40.737 persone, cifra che conferma come si sia ancora la seconda città dell'intera provincia. Un dato, quello saccense, che appare dunque in conflitto con il calo oggettivo che era già stato registrato fino al 2016 nel comune capoluogo, che oggi si attesta sui 58 mila abitanti. Probabilmente a fine 2019 anche Sciacca potrebbe avere registrato una flessione. Cosa che al momento però non è avvenuta. Per non dire però che lo stesso dato ufficiale rischia di non essere veritiero, sia per i tanti emigrati che non hanno cancellato la loro residenza, sia per altre variabili, tra cui gli stessi studenti disseminati nelle università di ogni dove.
Sono naturalmente i piccoli comuni quelli che stanno subendo le peggiori conseguenze a livello di svuotamento del proprio nucleo sociale, con una ripresa preoccupante dei fenomeni migratori. Sullo sfondo c'è soprattutto la mancanza di opportunità di lavoro e di sviluppo, che costringono tante persone a rinunciare alle proprie radici. E anche qui i dati ISTAT rischiano di essere falsati, soprattutto per quelle realtà dove a causa dell'emigrazione gli iscritti nelle liste elettorali sono in numero superiore a quello degli abitanti. Uno dei comuni dove il calo di residenti è stato a dir poco vertiginoso è Sambuca di Sicilia (6400 abitanti nel 2002, 5770 oggi). Un comune dove l'amministrazione Ciaccio sta cercando di invertire la tendenza avendo puntato con determinazione sul turismo e sulla valorizzazione delle proprie risorse.
Ma, come detto, tutto sommato Sciacca tiene duro. E ci si potrebbe interrogare sulle ragioni vere di questa condizione. Questione che, eppure, negli anni scorsi aveva generato più di qualche preoccupazione per la soppressione avvenuta (e quella ancora possibile) di importanti e strategici uffici pubblici, anche se il rischio più grave, quello di perdere il Tribunale, per fortuna sembra essere stato scongiurato, e anche se non è stata certo la cancellazione dalla storia delle stesse Terme a dare un contributo a questa condizione.
Un territorio quello saccense che continua a mantenere un prodotto interno lordo autoctono, con un'incidenza fondamentale tra pesca (e indotto, a partire dalle industrie ittico conserviere), agricoltura e servizi che, naturalmente, permettono a Sciacca di restare viva ancorché in un contesto di larga depressione economica e, ahimè, di sostanziali inesistenti opportunità di sviluppo economico. Insomma: la storia e la condizione economica ci dicono che Sciacca avrebbe straordinarie opportunità di crescita economica Opportunità che però non vengono intercettate, perseguite, valorizzate. Dovrebbe essere questo il nodo cruciale dell'intero dibattito su un calo demografico che va analizzato non certo per la medaglietta che si rischia di perdere in termini di podio tra le città più popolose.