morto a causa di complicanze dovute al morbillo. Il piccolo era affetto da una leucemia linfoblastica acuta, patologia a causa della quale le sue difese immunitarie erano ridotte al minimo. Il bimbo sarebbe stato contagiato dal fratello e dalla sorella maggiori, entrambi non vaccinati per scelta della famiglia. Eppure da quel tipo di leucemia sarebbe potuto guarire. Le statistiche per quella patologia, infatti, sono piuttosto incoraggianti: si può guarire almeno nell'85% dei casi. Una vicenda che richiama il principio dell'immunità di gregge, che protegge dalle malattie anche i non vaccinati. Essendo affetto da leucemia linfoblastica acuta, non poteva essere vaccinato. Tuttavia, in un ambiente in cui gli altri bambini fossero stati regolarmente vaccinati, avrebbe potuto continuare a lottare serenamente. Una vicenda che rilancia il dibattito sulle vaccinazioni, che ha generato forti polemiche anche politiche, con una contrapposizione tra chi, sulla base di valutazioni varie, ritiene che la vaccinazione diffusa diffonda l'autismo, e chi invece sostiene che la vaccinazione negli anni ha permesso di combattere le malattie infettive. L'episodio del bambino di Monza è sicuramente un campanello d'allarme di cui, naturalmente, non si sentiva alcuna necessità.