induce a più di una riflessione politica sul livello locale. Non va dimenticato infatti che il sindaco Francesca Valenti è una componente della direzione nazionale del PD, eletta alle ultime primarie, quelle vinte da Nicola Zingaretti, quando si candidò a sostegno della mozione concorrente dell'attuale segretario, quella capeggiata da Maurizio Martina. Una collocazione sospinta in qualche modo dal deputato regionale Michele Catanzaro, e questo malgrado Martina non fosse già più un renziano. L'ottica, tuttavia, era quella di un inquadramento nell'ambito della leadership dell'ex scalpitante presidente del Consiglio, colui che di fatto, prima di annunciare questa scissione, che scaturisce da anni di quello che il Giglio magico definisce “fuoco amico”, ha di fatto costretto il PD a fare il governo giallorosso con il Movimento 5 Stelle. Ci si domanda dunque se, dal suo ruolo di dirigente nazionale, Francesca Valenti seguirà Renzi ovvero se rimarrà al suo posto. L'ipotesi prevalente appare essere la seconda. E questo per diverse ragioni, a partire dall'incognita assoluta nella quale Renzi sta portando il suo gruppo di fedelissimi.
Ma ad avvalorare questa ipotesi c'è anche la scelta che farà Michele Catanzaro. Al nostro telegiornale il parlamentare saccense preferisce non rilasciare alcuna dichiarazione, che rischierebbe di essere prematura. Una decisione che si inquadra in quell'attendismo che caratterizza la sua personalità politica. Sul piano dell'analisi e della ragionevolezza politica, anche se colui che per anni è stato il punto di riferimento privilegiato del deputato regionale, ovvero Davide Faraone, non potrà che seguire Matteo Renzi, lo scenario più accreditato vede al momento un Catanzaro che non si muoverà dal PD. Ad imporlo: il quadro politico generale, ma anche l'esigenza di uno come lui di mettere radici, dopo un periodo complicato, che lo ha costretto a spostarsi in diverse collocazioni politiche, e questo aldilà della storia personale che è quella di un moderato. Oltretutto Catanzaro punta sempre a far sapere di privilegiare la necessità di condividere il più possibile le sue decisioni con i propri sostenitori. Non dovrebbe dunque stupire, dunque, se alla fine Michele Catanzaro decidesse di restare nel Partito Democratico, anche se c'è da scommettere che Davide Faraone farà di tutto per convincerlo ad aderire al nuovo soggetto politico fondato da Matteo Renzi. Ma a Catanzaro non piace chi pensa di prendere decisioni in sua vece. E, dunque, potrebbe restare nel PD per diverse ragioni, non ultima quella di uno spazio politico che si allarga all'interno di un partito che, in ogni caso, il diretto interessato rappresenta ai livelli più elevati, ovverosia quelli di uno scranno parlamentare a Sala d'Ercole.
Se tanto dà tanto, c'è da immaginare che se Catanzaro al momento non si muove dal PD, la stessa cosa farà Francesca Valenti. In politica, però, non bisogna mai dare le cose per scontate. Ne sanno qualcosa, per dirne una, alcuni degli assessori azzerati. È normale che con il suo ruolo nell'assemblea nazionale del Partito Democratico, alla Valenti potranno giungere sirene di Ulisse sotto forma di tentativi dei renziani di reclutarla direttamente, senza certamente chiedere il permesso a Catanzaro. Fantapolitica? Probabilmente sì. Ma in politica raramente si guarda al presente, difficilmente si ragiona sul passato, molto più agevolmente si guarda al futuro. E nel futuro di un partito nuovo la Valenti potrebbe avere uno spazio che al momento non ha. Attenzione però: come dice l'antico adagio (e vale soprattutto per lo stesso Matteo Renzi), alla fine spesso chi troppo vuole nulla stringe.