nella sede dell’Assemblea Territoriale Idrica di Agrigento, ha registrato tante assenze, di sindaci, di consiglieri, di associazioni e movimenti. Riunione presieduta, ovviamente dal presidente dell’Ati e sindaco di Sciacca Francesca Valenti e alla quale hanno preso parte il presidente del Consiglio Comunale Pasquale Montalbano e il presidente del Centro Studi “De Gasperi” Stefano Scaduto.
L’obiettivo era quello di approfondire ulteriormente le due ipotesi di modello gestionale del servizio idrico integrato in provincia, ossia Spa e Azienda Speciale Consortile e, a tale scopo, era stato richiesto l’intervento del docente universitario Calcedonio Li Pomi.
La scelta, ha dichiarato ieri pomeriggio Stefano Scaduto, è politica, rappresentando la preoccupazione in ordine a quello che ha definito come il rischio di un futuro ingresso dei privati con l’eventuale decisione della Società per Azioni, seppure a capitale pubblico.
Saranno i sindaci dell’Ati a scegliere, in realtà, tra Spa e Azienda Consortile. Il punto è all’0rdine del giorno dell’assemblea già convocata per venerdì prossimo 27 settembre. Saranno loro, con il loro voto, a determinare il modello societario che gestirà pubblicamente il servizio idrico integrato. Una scelta che peserà in futuro e che sta portando il sindaco di Sciacca alla consapevolezza che è necessaria la massima condivisione. Non tutti i sindaci lo faranno, visti anche i tempi ristretti, ma Francesca Valenti è orientata a rappresentare con il voto in assemblea la posizione della città di Sciacca. Si sta valutando se effettuare una seduta di consiglio comunale o una riunione del coordinamento idrico , a suo tempo costituito, del quale fanno parte consiglieri e rappresentanti di associazioni e comitati. E‘ indubbiamente anche un modo per tutelarsi da eventuali critiche in futuro, rispetto ad una decisione che, come ha ribadito in più occasioni, le fa avere dei dubbi sull’Azienda Consortile, sponsorizzata da associazioni, movimenti cittadini e da alcuni consiglieri, così come sulla Spa seppure ritenuta più semplice e meno farraginosa da gestire. I consigli comunali dell’agrigentino di fatto saranno chiamati in causa solo quando i sindaci avranno deciso a quale modello societario affidarsi. Nelle aule consiliari arriverà, infatti, solo lo statuto della Spa, se questa sarà la scelta dell’Ati, o al contrario dell’Azienda Speciale Consortile.
Assemblea dell’Ati che potrebbe non essere nelle condizioni, venerdì prossimo, di deliberare sul punto. Non è una scelta semplice del resto e, peraltro, c’è un altro nodo che alcuni sindaci ritengono sia indispensabile sciogliere, ossia la questione dei comuni cosiddetti dissidenti. Non è concepibile, è stato detto, che i sindaci dei comuni che vogliono continuare a gestire direttamente l’acqua partecipino all’assemblea, votando e incidendo sulla scelta della società che dovrà gestire il servizio idrico integrato nel resto della provincia.
Su sedici comuni richidenti, secondo quanto accertato dagli uffici dell’Ati, sono otto quelli che avrebbero i requisiti per continuare la gestione autonoma. Sono, come abbiamo evidenziato nei giorni scorsi, i comuni di Cammarata, Santo Stefano Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cianciana, Burgio, Menfi e Santa Margherita. Requisiti che l’assemblea dell’Ati è chiamata a ratificare sempre nel corso della riunione di venerdì 27 settembre, ma al presidente Francesca Valenti è arrivata in queste ore la richiesta di un incontro preliminare, da svolgere lunedì prossimo e che registri solo la presenza dei sindaci dei comuni che a suo tempo consegnarono gli impianti a Girgenti Acque e che ora proseguiranno con la gestione pubblica.
La questione è molto complessa, gli interessi sono diversi e l’eterna diatriba tra comuni consegnatari e comuni dissidenti è sempre in primo piano.