E’ così che i consiglieri di centrodestra al Comune di Sciacca valutano la conferenza stampa di sabato scorso del sindaco Francesca Valenti, quella tenuta all’indomani del voto, pure definito storico, dell’assemblea dei sindaci che all’unanimità ha portato alla scelta dell’Azienda Speciale Consortile per la futura gestione dell’acqua in provincia. Per l’opposizione di centrodestra il sindaco di Sciacca e presidente dell’Ati non è entrata nel merito delle questioni concrete sul tema, ossia quelle relative ai comuni non consegnatari delle reti e al costo dell’acqua che sono strettamente legate. Ai cittadini quello che interessa, evidenziano, è l’efficienza e soprattutto l’economicità del servizio idrico, obiettivo che potrà essere raggiunto solo se tutte le fonti di approvvigionamento della provincia quindi anche quelle dei comuni non consegnatari potranno essere messe a regime, nel principio della solidarietà , evitando così di continuare ad acquistare l’acqua a prezzi esorbitanti da Siciliacque. Da parte loro i comuni cosiddetti dissidenti hanno sempre sostenuto di avere messo e di voler continuare a mettere a disposizione degli altri le fonti idriche e di volere unicamente continuare a gestire direttamente e autonomamente le proprie reti. La questione da anni genera polemiche ed era inevitabile che le stesse tornassero di grande attualità nella fase in cui l’Ati si sta proiettando verso la gestione pubblica dell’acqua attraverso l’Azienda Consortile, ma non in tutti i comuni della provincia. E il centrodestra saccense arriva oggi ad accusare il sindaco Francesca Valenti di essere al fianco dei comuni dissidenti, almeno di quegli otto che vantano i requisiti previsti dal famoso articolo 147, secondo quanto accertato dagli uffici. Come Presidente del Direttivo, scrivono i consiglieri di centrodestra in un comunicato stampa, Francesca Valenti si è apertamente schierata con i Comuni non consegnatari, provando a far votare all’Assemblea una proroga di 18 mesi, (poi rinviata anche a seguito della presa di posizione di alcuni sindaci, tra cui Carmelo Pace) e nonostante l’art.147 ed un parere del Ministero dell’Ambiente dicano esplicitamente che le condizioni per una gestione diretta avrebbero dovuto essere presenti sin dal momento dell’entrata in vigore della legge. Centrodestra che dichiara di volere andare fino in fondo, chiedendo all’Ati tutti gli atti ed i verbali dei direttivi e delle Assemblee che hanno trattato il tema dei comuni che gestiscono le proprie reti e vogliono continuare a farlo anche ora che si è chiusa la pagina Girgenti Acque e si avrà la gestone pubblica dell’acqua in provincia di Agrigento. Per il centrodestra, che dichiara di condividere pienamente la posizione del sindaco di Ribera, solo se tutti i comuni parteciperanno al nuovo modello gestionale e metteranno a disposizione le risorse idriche, si potrà ottenere una riduzione del costo dell’acqua. In caso contrario, concludono, si rischia addirittura un ulteriore aumento. Fin qui le questioni tutte saccensi, seppure relative all’eterna diatriba tra comuni consegnatari e non consegnatari delle reti, ma nella gestione del servizio idrico integrato si inserisce di tutto, anche l’iniziativa del sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro che, come è ormai noto, con una ordinanza si è tirato fuori dalla gestione Girgenti Acque, pure affidata ai commissari prefettizi, per una gestione diretta del servizio nel suo comune. Il caso Raffadali è approdato in Prefettura. Il sindaco Cuffaro è stato convocato dal prefetto Dario Caputo per lunedì 7 ottobre. Insomma, c’è l’Ati di cui fanno parte tutti i comuni della provincia, ma ci sono anche le singole rivendicazioni di autonomia. E il caos rischia di aumentare.