Aveva 78 anni. Nato a Geraci Siculo, uno dei gioielli inestimabili delle Madonie, fondò nel 1973 l'impero Fintur-Aeroviaggi, con sede a Palermo, diventato oggi il primo tour operator per posti letto (sono quasi diecimila in tutto) disseminati tra la Sicilia e la Sardegna, distribuiti su 15 strutture. Tra queste: Brucoli (ex Valtur), Pollina resort, Himera Beach di Cefalù e il Marmorata di Santa Teresa di Gallura, mettendo su un impero con fatturati da capogiro.
Fu quasi trent'anni fa che Antonio Mangia mise piede a Sciacca per acquisire la gestione di due dei quattro alberghi costruiti nell'ambito di quel sogno dello sviluppo turistico di Sciaccamare che, tra Abano Sciacca e Regione siciliana, tra orche allevate in Norvegia e orizzonti di ricchezza diffusa, avrebbe dovuto vedere sorgere ben 11 alberghi. Ne sorsero poco più di un terzo. Mangia li salvò dal degrado e dalla rovina, trasformandoli in attività produttive, prima con la gestione, poi a seguito dell'acquisizione in proprietà, dall'allora liquidatore della SITAS Francesco Transirico, dei quattro alberghi: Alicudi, Lipari, Cala Regina e Torre del Barone. Villaggi ben presto trasformati in crocevia del turismo internazionale, con visitatori da ogni parte d'Europa, in grado di accogliere fino a 270 mila persone ogni anno, rendendo questo polmone verde, discusso per tante ragioni, soprattutto quelle politiche, una porzione importantissima dell'intero Prodotto Interno Lordo di Sciacca.
Personalità di indubbio talento industriale, Mangia era uno che non le mandava a dire, soprattutto ai politici, con cui ha avuto un rapporto assai controverso, a partire dagli amministratori di Sciacca. Personaggio pur polemico, non si sottrasse mai alla possibilità di dare una mano al territorio, come fece quando nei primi anni Duemila sponsorizzò la squadra di calcio. Negli anni scorsi si era offerto per potere prendere in gestione le Terme di Sciacca, appena chiuse. “Sono l'unico che può salvarle”, affermò in un'intervista alla nostra emittente.
La Regione si guardò bene dall'affidare le Terme a Mangia, perché la Regione siciliana è tra quelle a cui più che risolverli i problemi preferisce crearli. Mangia ha amato il territorio di Sciacca, non trascurando che il suo ruolo imprenditoriale non glielo imponeva di certo. Da Sciacca non si sentì amato. Prese come uno smacco la cittadinanza onoraria conferita a Sir Rocco Forte e non anche a lui. Lui che coi numeri sulle presenze turistiche ha reso Aeroviaggi il maggior contribuente di quell'imposta di soggiorno da lui contestata quando fu introdotta. Nel 2017 il suo discusso endorsement a favore della candidatura a sindaco di Francesca Valenti lo fece finire sotto i riflettori. Rimane il fatto che la scomparsa di Antonio Mangia è una pagina di storia importante che si conclude per la città di Sciacca. Adesso il suo impero passa definitivamente ai figli, già suoi più stretti collaboratori. Il territorio confida che Sciaccamare continuerà a dare lavoro e ad offrirsi come stazione turistica per centinaia di migliaia di persone. Diversi oggi i messaggi di cordoglio dal mondo istituzionale.
A partire da Francesca Valenti, che lo definisce “un imprenditore illuminato al quale la città di Sciacca deve dire grazie, portando ricchezza, sviluppo e lavoro, e grazie a cui il turismo a Sciacca ha fatto un salto di qualità. Sulla stessa lunghezza d'onda Margherita La Rocca Ruvolo, per la quale Mangia è stato un imprenditore a cui il nostro territorio deve molto per i suoi investimenti nel settore turistico.
Carmelo Pace ricorda come, grazie a Sciaccamare, Mangia, definito imprenditore pragmatico e lucido, abbia promosso il territorio di Sciacca ma anche quello di Ribera a livello nazionale e internazionale, mentre Michele Catanzaro ne tesse le lodi di imprenditore straordinario, appassionato e dedito al lavoro. Per noi saccensi – dice Catanzaro - è stato, anche e soprattutto, l'uomo che ha restituito a Città di Sciacca la sua dimensione di territorio turistico.