la tassa comunale sui rifiuti che pare abbia scatenato sul web una profonda indignazione popolare, rappresenta l'epilogo di un disastro amministrativo largamente annunciato. Prendono spunto da questo, cioè dagli importi della Tari che pare siano lievitati notevolmente, i consiglieri di opposizione di Menfi in una nota in cui bocciano su tutti i fronti l'azione politico - amministrativa dell'amministrazione Mauceri che, dopo appena sedici mesi, a loro dire è stata capace soltanto di sopprimere servizi essenziali a fronte di un aumento delle tasse a carico dei cittadini. E' di tutta evidenza, scrivono i consiglieri Ferraro, La Placa, Clemente, Sanzone e Alcuri, che tutte le amministrazioni comunali che si sono susseguite nel tempo hanno fronteggiato, con equilibrio e senza clamore, il progressivo taglio dei finanziamenti statali e regionali garantendo comunque ai cittadini tutti i servizi esistenti senza dover ricorrere ad un aumento dei tributi. Oggi, invece, viene scritta una pagina buia e isolata nella storia della politica locale: si assiste all'aumento dei tributi, dell'imposta di soggiorno, delle indennità degli amministratori comunali, si assiste alla soppressione dell'ufficio del giudice di pace, ai ritardi nell'attivazione dell'asilo nido comunale e nelle spese di compartecipazione al trasporto scolastico degli studenti pendolari. Ma l'elenco degli eventi che, per l'opposizione, stanno caratterizzando il disastro dell'amministrazione guidata dal sindaco Marilena Mauceri non termina qui. Non mancano i riferimenti dei consiglieri di “Idea Menfi” al ritardo nel pagamento degli stipendi ai dipendenti comunali e nell'attivazione del servizio di mensa scolastica, alla vicenda della mancata assunzione dei Vigili Urbani stagionali, ai bandi per incarichi da affidare a consulenti esterni e, per finire, a regolamenti urbanistici ritenuti illegittimi dagli organi preposti. Insomma, un fallimento di fronte al quale l'opposizione invita sindaco e amministrazione ad invertire la rotta e ad eliminare il superfluo per garantire l'essenziale nell'interesse esclusivo della collettività.