Come se il sostituto fosse entrato senza neanche bisogno di aspettare che il sostituito si accomodasse fuori. Il verbo cusumaniano, dunque, torna ad imporsi nei confronti di una Francesca Valenti che appare ormai più che accerchiata, come detto, sia dall'opposizione, sia soprattutto da quello che abbiamo definito “fuoco amico”. Cosa che sta accadendo poco più di un anno dopo il caso Bellanca.
Con l'ultimo (comunque atteso) avvicendamento in giunta, l'amministrazione ha ormai preso le sembianze dell'orchestra del Titanic: si preoccupa più degli arpeggi che del destino ineluttabile che ha davanti. E così, l'annunciata “rimodulazione complessiva” della giunta parte dalla necessità di risolvere un “problema interno” al gruppo Cusumano. Gruppo transitato da Sciacca Democratica a Italia Viva di Matteo Renzi. Ecco in cosa consisteva “il cambio di passo”, dicono i maligni.
Lo scorso anno, piuttosto a sorpresa, l'ex senatore aveva reclutato nel suo raggruppamento l'architetto Calogero Segreto, ottenendone la nomina nella giunta Valenti bis dopo l'azzeramento. Segreto oggi preferisce non dire nulla, ma è chiaro a tutti come la sua figura non rientrasse più nei piani di Nuccio Cusumano. Il quale, dovendo evidentemente accontentare le pretese di altri soggetti del suo gruppo, ha deciso che era giunto il momento che ad entrare in amministrazione fosse Gianluca Guardino. Che oltre ad essere il dodicesimo assessore di Francesca Valenti, non è certamente un debuttante in politica. Già consigliere comunale di Forza Italia prima e del Pdl dopo, ha rappresentato come assessore l'ex gruppo di Giuseppe Marinello rispettivamente con le amministrazioni guidate da Mario Turturici e da Fabrizio Di Paola. Giunta Di Paola da cui, ad un certo punto, Guardino si dimise, allontanandosi dalla politica.
Allontanamento di qualche anno, superato poi dall'approdo nel gruppo Cusumano. Guardino al momento assume in toto le deleghe assessoriali di Segreto (Lavori Pubblici, Infrastrutture e Parcheggi, Patrimonio e Manutenzioni, Demanio, Decoro e Arredo Urbano, Edilizia Scolastica).
Ieri il raggruppamento di Italia Viva, capeggiato da Giuseppe Ambrogio, si è presentato al comune nella stanza di Francesca Valenti per indicare formalmente il nome di Guardino: sarebbe stato lui a prendere il posto di Segreto.
Ed è improbabile che a Guardino venga chiesto di dimettersi da Sala Falcone Borsellino per fare entrare in Consiglio il primo dei non eletti (nella fattispecie Cinzia Martin), così come fu chiesto di fare a Filippo Bellanca. Anzi: proprio il caso Bellanca ormai ha fatto scuola. Nessun altro (da Paolo Mandracchia a Fabio Leonte) si è mai sognato di rinunciare alla propria agibilità politica. Ancora più improbabile che lo faccia Gianluca Guardino, considerato che la Martin viene considerata politicamente troppo vicina a Bellanca, che oggi, come si sa, è un avversario. Come dire che le regole interne e gli impegni morali possono essere abolite e eventualmente ripristinate solo se il caso lo richieda.
Ieri la sostituzione di Segreto con Guardino è stata al centro di una riunione di maggioranza. L'obiettivo della Valenti è di operare gli ultimi due innesti. Alla fine la montagna potrebbe partorire un topolino. A rimanere aperta, infatti, sembra essere solo la questione di una nuova distribuzione delle deleghe assessoriali, più che di ulteriori avvicendamenti tra quelli in carica. Si attende solo la possibile nomina di Mario Turturici e di un settimo assessore che ancora continua ad essere incognito.
Insomma più che i problemi e le emergenze, al centro del dibattito politico continuano ad esserci gli equilibri di potere e i celebri “pisci 'nterra”, per dirla alla sciacchitana. La sensazione prevalente, che dal nostro osservatorio oggi non possiamo non mettere in evidenza, è che alla fine una certa politica (e non stiamo parlando solo di Nuccio Cusumano) continui solo a guardare al proprio orticello, senza preoccuparsi della devastazione circostante, delle macerie strutturali ma anche culturali che rischiano di frantumarsi ancora di più, impolverando irrimediabilmente il clima, senza più tenere in considerazione il sentire comune, quell'umore cittadino che è inevitabilmente sempre più lontano da metodologie che oltre ad essere polverose sanno perfino di muffa ma che, eppure, continuano a caratterizzare il sistema del potere. Cosa, questa, contro la quale (evidentemente solo a parole, fino ad oggi) la stessa Francesca Valenti più volte si è espressa.
Ciascuno è libero di pensarla come vuole, e ci mancherebbe altro. L'importante, però, è che poi non ci si sorprenda più di tanto di fronte alla reazione dell'elettorato.