alla nomina di Gianluca Guardino in seno ad un'amministrazione nella quale, comunque, quelli di Italia Viva, stando almeno alle considerazioni fatte l'altra sera all'hotel Melqart, pur con due assessori all'interno della compagine di governo, non si sentivano a loro agio. “Marginalità e sottodimensionamento”: sono stati questi i termini a cui Nuccio Cusumano ha fatto ricorso per lamentare la propria insoddisfazione, quella emersa dopo la rottura. E quando dice “sottodimensionamento” l'ex parlamentare significa all'uditorio che il numero di assessori accordati in origine era stato comunque considerato insufficiente. Sentire Cusumano parlare di problemi della città che sono sotto gli occhi di tutti è la più sonora delle bocciature di un'azione nella quale la componente ex Sciacca Democratica evidentemente non si è mai riconosciuta, né quando era rappresentata da Filippo Bellanca, né quando sono subentrati nella giunta Valenti bis Carmelo Brunetto e Calogero Segreto. Anzi, Segreto doveva essere sostituito con Guardino. Insomma: Italia Viva ha confermato che quando invocava i “cambi di passo” lo faceva sinceramente, e non solo per avere un assessore in più. Anche se Cusumano ha continuato a ribadire che in politica i numeri contano, e la sua lista è stata quella più votata nella coalizione alle elezioni che hanno incoronato Francesca Valenti.
Italia Viva indipendente, dunque. Con le mani libere, però, in pochi pensano seriamente che prima o poi non verrà fuori la mozione di sfiducia. Una autentica spada di Damocle quella che dunque pende su Francesca Valenti. Che, però, è consapevole della situazione, avendola perfino utilizzata come una sfida personale. È ancora presto per capire in che misura una mancanza di numeri in consiglio (anche se non è stato l'addio dei tre cusumaniani a determinarlo) possa garantire un'agibilità politica all'amministrazione. Difficile anche immaginare che possa ripetersi a breve una condizione da “o bere o affogare” dopo quella generata dalla necessità di stabilizzare i lavoratori precari. No, Francesca Valenti non avrà più alcuna possibilità di costringere l'opposizione a dare il lasciapassare alle proprie proposte. Ma siccome alla scadenza naturale delle elezioni mancano due anni e mezzo, appare improbabile che questo scenario possa trascinarsi fino al giugno del 2021.
In questo quadro appare perfino scontata una prospettiva di dialogo tra il centrodestra e il gruppo di Italia Viva con due obiettivi: chiudere anzitempo questa consiliatura ma, soprattutto, organizzare una partecipazione congiunta alle prossime elezioni amministrative. D'altronde lo stesso Cusumano, pur negando al momento di guardare all'ipotesi della sfiducia, un segnale lo ha lanciato quando ha parlato dell'esigenza di dare vita ad un nuovo progetto politico.
Scenario questo che non vede lo schieramento di centrodestra tutto unito. Le prese di posizione di Milioti (e recentemente anche di Bono) che ricordano come, se la situazione è davvero di crisi, allora una parte di responsabilità ce l'ha pure Cusumano, stanno alimentando il dibattito. Da par suo la coalizione di governo (o quello che resta della maggioranza, se così vogliamo metterla) procede “alla giornata” confidando nel fatto che in questo clima di scontro e di tutti contro tutti qualche risultato, sebbene importante, possa (da solo) far riconquistare appeal nei confronti di una cittadinanza che, tuttavia, appare oggettivamente definitivamente sfuggita dalla propria orbita politica.