le presidenze delle sei commissioni permanenti in seno al Consiglio comunale. In origine quattro di loro erano già andate appannaggio della coalizione di maggioranza. Poi, con la decisione di Carmela Santangelo (presidente della commissione Sanità) di passare all'opposizione, quelle presidenze diventarono tre. Oggi la prospettiva è quella di una sola presidenza possibile alla coalizione che sostiene Francesca Valenti (con il sistema di voto e di preferenza a parità di voti al più anziano di età solo Alberto Sabella può essere riconfermato presidente della Commissione Pubblica Istruzione Sport e Annona).
Le altre commissioni dovrebbero andare tutte ad esponenti dell'opposizione alla Valenti, a simboleggiare anche su questo fronte l'arcinota assenza di numeri da parte della maggioranza. E così, a meno di sorprese, alla Commissione Bilancio il nuovo presidente potrebbe essere Giuseppe Milioti (al posto di Ezio Di Prima), alla commissione Urbanistica Pasquale Bentivegna potrebbe subentrare a Valeria Gulotta. E ancora: se in commissione Sanità a rappresentare la coalizione Valenti c'è un solo componente (Bonomo), cambierà poco anche per le commissioni Affari Generali e Attività produttive, che con Curreri e Termine erano già presiedute da rappresentanti dell'opposizione.
Questi dunque i nuovi equilibri politici in seno a Sala Falcone Borsellino. Nel quale il dibattito preminente sembra essere quello della mozione di sfiducia. Con il nuovo appello fatto ieri da Matteo Mangiacavallo il Movimento 5 Stelle ha risposto picche all'appello fatto nei giorni scorsi al nostro Telegiornale da Simone Di Paola in ordine ad una possibile riproposizione anche su scala locale dell'accordo che tiene in piedi il governo Conte. Al centro della questione c'è l'interrogativo su quale sarà l'orientamento dei tre consiglieri di Italia Viva di Nuccio Cusumano, determinanti per il successo dell'operazione. Quella che viene fuori è una specie di corsa a chi dimostra di essere più di altri pronto alla sfiducia. Sul piano simbolico è indubbio che la mozione di sfiducia ha, per chi la promuove, un valore politico. Sul piano pratico non tutti sanno che l'eventuale via libera alla mozione (sarebbe la seconda volta nella storia a Sciacca da quando esiste l'elezione diretta dei sindaci) produrrebbe la nomina di un commissario regionale, in sostituzione di amministrazione e consiglio comunale, che rimarrebbe in carica almeno un anno, fino al successivo turno elettorale, che potrebbe essere indetto dunque non prima della primavera del 2021. Una prospettiva di cui è necessario tenere conto, e che va inserita nel dibattito, pur nel livello dell'attuale contrapposizione tra schieramenti.