rivelatore del fatto che una mozione di sfiducia non è un atto di poco conto, quello che ha caratterizzato le ultime ore all'interno dell'opposizione. Centrodestra, Movimento 5 Stelle, Mizzica e le indipendenti Carmela Santangelo e Cinzia Deliberto hanno lavorato incessantemente nella predisposizione dell'atto da presentare all'ufficio protocollo del comune di Sciacca. Cosa che si pensava potesse avvenire stamattina, ma così non è stato. La spiegazione è presto fatta: l'obiettivo era quello di sottoscrivere la mozione con 12 firme. Cosa che però non sarà materialmente possibile a causa dell'assenza fisica del pentastellato Alessandro Curreri, fuori Sciacca per motivi di lavoro. “Rientro il 3 febbraio, lo sapevano tutti”, precisa oggi Curreri al nostro Telegiornale. Ma è una questione, questa, che in assenza comunque di una dichiarazione pubblica (anche ai giornalisti) dello stesso Curreri in favore della mozione, avrebbe indotto un sempre più dubbioso Pasquale Bentivegna (colui che nei giorni scorsi si era detto disponibile alla mozione di sfiducia solo se fosse stato il “dodicesimo” a firmarla e il “quindicesimo” a votarla in aula) a ritirare la propria disponibilità. Insomma: Curreri non firma e a spaccarsi è il centrodestra. Un fronte, dunque, quello ufficialmente contro la Valenti, che rischia di arrivare disunito ad un momento politicamente importante come quello che si vuole promuovere. Lo stesso Movimento 5 Stelle, che si era ricompattato dopo gli scontri tra la componente Mangiacavallo-Bilello e quella rappresentata dal consigliere comunale Alessandro Curreri, rischia di essere nuovamente alle prese con una questione tutta interna. Tanto più che il consigliere Curreri spiega di pretendere il diritto, se la mozione dovesse arrivare in aula di limarla, emendarla, argomentarla come hanno avuto la possibilità di fare tutti.
Insomma: non è un momento indolore per l'opposizione quello collegato alla presentazione della mozione di sfiducia. Con gli occhi già diretti alla votazione in aula, dove servono 15 voti. Attenzione tutta rivolta al voto dei Cusumaniani. I quali, però, all'altezza della loro scuola politica, guardano già ad altro, ossia alle provinciali di aprile. Elezioni di secondo grado. Significa che a votare sono i consiglieri in carica per loro stessi. Si dice che Giuseppe Ambrogio miri apertamente a questo obiettivo. Ecco il primo dei motivi per i quali quelli di Italia Viva difficilmente voteranno la mozione di sfiducia. Che, dunque, non solo per questo, sul piano della concretezza finale rischia di trasformarsi in un buco nell'acqua.