e il mandato ricevuto non è stato né potrà più essere rispettato. È questa in estrema sintesi la motivazione politica contenuta tra le dieci pagine della mozione di sfiducia, quella presentata ieri pomeriggio al comune di Sciacca al culmine di un lungo (e in qualche frangente nervoso) negoziato. Mozione alla fine sottoscritta dai consiglieri comunali Teresa Bilello, Calogero Bono, Silvio Caracappa, Gaetano Cognata, Cinzia Deliberto, Lorenzo Maglienti, Giuseppe Milioti, Salvatore Monte, Carmela Santangelo e Fabio Termine. Dieci firme che, almeno sul piano squisitamente simbolico, rendono evidente il mancato raggiungimento del primo obiettivo prefissato dall'opposizione, ovverosia quello che ad aderire all'operazione fossero almeno 12 consiglieri. Niente firma del pentastellato Alessandro Curreri. Il quale, pur spiegando (al nostro stesso telegiornale) di non trovarsi fisicamente a Sciacca, non solo non ha fatto alcuna dichiarazione pubblica pro sfiducia, come qualcuno gli aveva chiesto di fare, ma ha anche tenuto a chiarire la sua intenzione di intervenire con suoi accorgimenti sul documento presentato ieri prima che venga votato in aula. È dunque venuta meno anche la firma di Pasquale Bentivegna, che più volte non ha nascosto le sue perplessità su questa operazione, facendo arrabbiare più di qualcuno nello schieramento di centrodestra, indipendenti comprese. Una sfiducia che dunque apre una nuova fase, anche se per come sono messe le cose l'obiettivo dei 15 voti necessari per approvare la mozione al momento sembra piuttosto lontano, anche se in politica nulla è impossibile. Scorrendo le dieci pagine della mozione l'elenco di presunte inadempienze (politiche, amministrative e perfino giuridiche) rimproverate a Francesca Valenti è lungo ed articolato. Ritengono, i firmatari della mozione di sfiducia, che i continui dissidi interni alla maggioranza (azzeramenti, dichiarazioni di indipendenza di singoli consiglieri comunali, addii di importanti componenti politiche, dimissioni di singoli assessori e riduzione ad appena 8 del numero dei consiglieri che sostengono l'amministrazione) abbiano causato danni allo sviluppo della città. Cosa che avrebbe fatto emergere l'incapacità di portare avanti un progetto di città. L'elenco delle criticità la cui responsabilità viene fatta ricadere dai firmatari della mozione su Francesca Valenti è lunghissimo: ponte e torrente Cansalamone e mancata intercettazione di finanziamenti su zone economiche speciali. E ancora: teatro Samonà, messa in sicurezza delle scuole, parcheggi, piscina comunale, casa albergo per anziani, porto, pesca, zone balneari, attività sportive e socio culturali. Vengono poi rimproverate al sindaco inefficienze gestionali. Si attribuiscono al sindaco responsabilità sulla vertenza Terme, su una politica considerata fallimentare in merito a cultura, patrimonio e siti artistico culturali, su Finanza, tributi, bilancio e innovazione (qui si accusa l'amministrazione di non avere creato un gruppo di lavoro stabile per intercettare finanziamenti europei), e ancora su urbanistica (lamentati i ritardi del PRG), ma anche trasporti e viabilità, quartieri e sicurezza urbana, lavoro e attività produttive, turismo, spettacolo e carnevale, ambiente ecologia e sanità e perfino su acqua e rifiuti. Per i dieci firmatari della mozione anche giuridicamente il sindaco è stato inadempiente non avendo mai presentato la relazione annuale sull'attività svolta. Insomma: un atto d'accusa nel quale l'opposizione ha fatto rientrare tutti i problemi della città, non riconoscendo evidentemente alla Valenti il raggiungimento di alcun obiettivo, cosa evidentemente impossibile da fare all'interno di un documento così traumatico come è la mozione di sfiducia. La sensazione prevalente è che più cose si mettano nel pentolone più gustoso sarà il brodo che ne verrà fuori. Sfiducia che adesso dovrà essere calendarizzata nei lavori d'aula dal presidente di Sala Falcone Borsellino Pasquale Bentivegna. Poi sarà corsa all'ultimo voto. Cusumaniani determinanti, ma la scadenza delle provinciali rende tutto più complicato, anche se c'è chi si comincia a domandare sempre più insistentemente come voterà la sfiducia Paolo Mandracchia.