dal presidente del Consiglio comunale Pasquale Montalbano per la conferenza dei capigruppo utile a calendarizzare la mozione di sfiducia nell'ordine del giorno dei lavori di Sala Falcone Borsellino. Un orientamento che è piuttosto rivelatore della voglia della coalizione che sostiene Francesca Valenti di accelerare i tempi, di portare il punto in aula il prima possibile, e non al culmine dei 30 giorni previsti dalla norma. Ne viene fuori non solo la sfida politica, ma anche la possibilità di far emergere in maniera la più evidente possibile i convincimenti concreti dei singoli consiglieri comunali, a partire evidentemente da coloro che non hanno firmato la mozione di sfiducia. Curreri, per esempio, torna a Sciacca solo il 3 febbraio. Difficile immaginare che i capigruppo si mettano d'accordo per inserire il punto all'ordine del giorno prima di quella data. Ma il tentativo potrebbe anche essere quello di costringere gli indecisi a fare una scelta. E qui gli occhi sono tutti puntati sui Cusumaniani. Perché la mozione di sfiducia abbia successo occorrono almeno i tre voti di Italia Viva. Raggruppamento, quest'ultimo, che deve riunirsi per fare il punto della situazione, ma nel quale non è più un mistero l'ambizione di Giuseppe Ambrogio di farsi eleggere consigliere provinciale in occasione delle elezioni di secondo grado in programma ad aprile. Ovviamente la eventuale sfiducia vanificherebbe questa sua aspirazione. Difficilmente un gruppo organizzato come quello dei Cusumaniani arriverà spaccato al momento decisivo. È anche vero che se per spirito di squadra Brunetto si è dimesso da assessore, allora anche Ambrogio, per lo stesso principio, può rinunciare ad andare ad Agrigento. Ogni previsione al momento, in un senso o in un altro, è azzardata. Ma se si guarda con crescente interesse alla scelta che compirà l'ex assessore Paolo Mandracchia, un motivo ci sarà. Mandracchia che, naturalmente, al momento tiene la bocca chiusa. Tutti sono a conoscenza della sua delusione per essere stato uno degli azzerati di Francesca Valenti dopo la neutralizzazione della sua prima giunta. Ed è su questo sentimento che i sostenitori della sfiducia giocheranno la loro partita, e questo anche se Mandracchia è ormai un politico piuttosto navigato.
“La mozione di sfiducia è uno spartiacque, che quanto meno servirà a capire chi è a favore e chi è contrario a questa amministrazione”. Così oggi al nostro Telegiornale Matteo Mangiacavallo, il primo ispiratore di un'operazione poi sposata anche dalle altre forze politiche di opposizione e culminata con la sottoscrizione formale con dieci firme (e non con 12 per come ci si aspettava). Tra le firme mancanti quella del pentastellato Alessandro Curreri. Questione su cui il deputato regionale minimizza: “Ha comunque detto che in aula la voterà”. Poi Mangiacavallo spiega che alla gente che chiede di mandare a casa questo sindaco si è risposto dando in mano ai consiglieri lo strumento per farlo. “Ora – conclude - non ci sono più scuse”.
Fin qui Matteo Mangiacavallo. Servono quindici sì per approvare la mozione di sfiducia.
La mozione si sfiducia 2020 richiama inevitabilmente alla memoria quella di più di vent'anni fa all'epoca inflitta ad Ignazio Messina. Il quale, paradossalmente, nella migliore rappresentazione dei “corsi e ricorsi storici”, oggi potrebbe anche tornare sulla scena (nell'eventuale scenario post-sfiducia), con un'operazione politica da presentare alla popolazione saccense con l'obiettivo di evitare eventuali nuovi salti nel buio, come potrebbe essere ad esempio quello di affidarsi alla proposta di eventuali altri debuttanti sulla scena. D'altronde, a simboleggiare come i tempi siano cambiati è la stessa presenza, all'interno del comitato #OraBasta! fondato dallo stesso Messina per le Terme di Sciacca, di personalità un tempo assai distanti da lui, a partire da quell'Alfredo Ambrosetti (non solo lui, c'è anche Michele Ferrara), che all'epoca sfiduciò l'allora sindaco ma che oggi, in una sorta di rappresentazione plastica del mondo che cambia, non esita a sedere accanto a lui in una battaglia civica che, evidentemente, potrebbe anche diventare politica. E così Messina potrebbe mettere su una squadra di professionisti e tentare di nuovo, 26 anni dopo la prima volta, la scalata al piano più alto del comune di Sciacca, sparigliando le carte, andando oltre i partiti, sia quelli tradizionali che quelli più recenti.