Questa dunque la determinazione assunta nel tardo pomeriggio di ieri da Pasquale Montalbano, poche ore dopo la conclusione della conferenza dei capigruppo, quella nel corso della quale Francesca Valenti aveva espressamente indicato la preferenza proprio per quella data. La soluzione trovata per rimediare alla questione del giorno concomitante con l'antivigilia della processione della Madonna del Soccorso è l'eventuale seduta di prosecuzione (in eventuale mancanza del numero legale il 31 gennaio) per lunedì 3 febbraio. Il presidente di Sala Falcone Borsellino, dunque, ha accolto l'istanza del sindaco e della coalizione che sostiene l'amministrazione. Coalizione di cui, e la sua decisione ne è la rappresentazione, fa parte anche lui. Discussione fissata dunque per la prima data utile dopo il deposito della mozione avvenuto lunedì scorso.
Ma l'opposizione puntava e continua a puntare su una data diversa, nella quale tutti i 24 consiglieri possano essere certamente presenti in aula. Questione che ha già visto però chiamarsi fuori Fabio Termine, che ha fatto sapere di essere pronto ad andare in aula in giorno. Ne viene fuori una specie di partita a scacchi, quella nella quale la Valenti, nell'accettare la sfida della mozione di sfiducia, vuole che tutto proceda in maniera veloce, tentando evidentemente di evitare di rimanere a lungo in una sorta di “bagnomaria” senza fine, indisponibile a concedere a chi vuole sfiduciarla perfino la scelta del giorno in cui il dibattito e il voto debbano giungere in aula.
È di tutta evidenza che la questione ormai non riguardi più solo l'assenza di Alessandro Curreri, che tornerà a Sciacca non prima del 3 febbraio. Sul tappeto infatti ci sono temi diversi tra loro. Il primo è il seguente: se, come appare scontato, il 31 gennaio non dovesse esserci il numero legale, nella successiva seduta di prosecuzione sarà sufficiente la presenza di appena 10 consiglieri comunali. Quelli che sostengono Francesca Valenti sono 9, uno dei quali è però Paolo Mandracchia, che parte dell'opposizione identifica come un possibile sfiduciante, in una sorta di vendetta per essere stato licenziato da assessore. Il decimo consigliere, che potrebbe essere utile per il numero legale, potrebbe essere Fabio Termine. D'altronde il leader di Mizzica come abbiamo detto ha dichiarato di non essere interessato alle tattiche sulla dilazione dei tempi. Non escludendo che Curreri possa essere presente anche lui. Se le cose prendessero questa piega la seduta dunque sarebbe valida, e la mozione di sfiducia sarebbe legittimata a venire discussa. In questo caso evidentemente l'opposizione sarebbe costretta a rivedere il suo orientamento di puntare su date alternative. Date alternative sul tappeto ce ne sono diverse: se il Movimento 5 Stelle ha indicato il 5 febbraio, i Cusumaniani hanno fatto sapere di essere disponibili solo tra il 9 e il 18 febbraio. Insomma: qualsiasi data rischia di scontentare qualcuno, a dimostrare come questa mozione di sfiducia sia nata un po' con le armi spuntate, sia con due firme in meno del previsto, sia con la scommessa inevitabile del sostegno sul voto finale da parte dei Cusumaniani, alle prese con quella che appare una sempre più animata discussione interna, quella che vede Giuseppe Ambrogio escludere chiaramente di potere sostenere la mozione di sfiducia, per le questioni ormai a tutti note. Una lista di possibili frizioni che scaturiscono in parte dai dubbi sulla sfiducia di Ambrogio, ma anche da quelli (più sottotraccia) di Alessandro Curreri e Pasquale Bentivegna, nonché gli altri che scaturiscono dall'atteggiamento assunto da Fabio Termine, passando dall'incertezza (piuttosto inevitabile) relativa all'orientamento di Paolo Mandracchia sul voto finale. Lista di frizioni alla quale la maggioranza (o per meglio definirla “coalizione Valenti”) evidentemente guarda con attenzione per cercare di superare quello che comunque rimane un momento politico assai delicato. È noto infine che nel presentare questa sfiducia l'opposizione ha sancito una sintesi tra opinioni diverse. Non tutti, infatti, avevano fretta. Il tentativo è di sfiduciare la Valenti e fare ammettere Sciacca tra i comuni chiamati al voto già dalla prossima primavera. Insomma: ecco spiegata tutta questa fretta. Fretta che tuttavia non riguarda il giorno di trattazione in consiglio. Insomma: parafrasando Totò: quella in corso è una sfiducia fra telegrafisti.