La seduta consiliare per la discussione in aula è stata fissata per venerdì 31, così per come ha deciso Pasquale Montalbano l'altra sera. Ma sarà certamente una seduta infruttuosa. Non c'è alcuna possibilità infatti che possa venire garantito il numero legale. Si andrà dunque in seduta di prosecuzione, già fissata per lunedì 3 febbraio, che è poi lo stesso giorno in cui il consigliere Alessandro Curreri tornerà dalla sua trasferta lavorativa.
Bisogna dunque capire se tra sette giorni a Sala Falcone Borsellino il numero legale ci sarà, se dunque i lavori potranno celebrarsi o meno. Non è scontato, anche se non appare improbabile, che ci siano almeno dieci consiglieri presenti in aula. Sono otto quelli della coalizione Valenti, il nono potrebbe essere Paolo Mandracchia, il decimo potrebbe essere Giuseppe Ambrogio. Il quale è ormai in rotta di collisione all'interno di Italia Viva, di cui è capogruppo consiliare. Tra i Cusumaniani, infatti, è in atto una contrapposizione sempre più netta sulla natura del voto da dare alla mozione di sfiducia. Ambrogio continua a dire che intende votare contro, ritenendo questo fatto un passaggio fondamentale per le sue aspirazioni verso il Consiglio provinciale, mentre Guardino e Ruffo sono per chiudere anzitempo questa esperienza amministrativa. A Nuccio Cusumano l'ardito compito di tenere il gruppo coeso. È fissata per domani in tal senso la riunione del gruppo ex Sciacca Democratica. Riunione che giunge in un momento in cui i Cusumaniani sono reduci dalla decisione di Ambrogio, durante la conferenza dei capigruppo di venerdì scorso, di alzarsi e abbandonare i lavori. C'è chi si dice certo che alla fine l'ex senatore ricomporrà il gruppo. Se riuscirà a farlo avrà evidentemente convinto Giuseppe Ambrogio a tornare sui propri passi, e a smentire quanto da lui più volte dichiarato. In ogni caso il gruppo di Italia Viva, anche per problemi personali di alcuni dei suoi esponenti, ha chiesto la trattazione della mozione di sfiducia nel periodo compreso tra il 9 e il 18 febbraio. Ma se il 3 ci saranno i numeri in aula, la mozione evidentemente sarà discussa e votata. E, stando così le cose, potrebbe non passare. Se, infatti, Italia Viva lunedì prossimo fosse costretta dalla sussistenza del numero legale a partecipare ai lavori consiliari, si presenterebbe non con tutti i suoi effettivi. Si sa che tra chi dovrebbe votare sì alla mozione di sfiducia ci sono dei dubbiosi. Alessandro Curreri, che continua a mantenere il silenzio, è uno di questi. Un altro dubbioso è Pasquale Bentivegna. Ecco perché nel fronte più irriducibile si guarda con attenzione a ciò che deciderà Paolo Mandracchia. Non trascurando il fatto che anche il centrodestra è alle prese con un dibattito interno: da un lato c'è il gruppo di Sciacca al Centro, capeggiato dall'ex sindaco Fabrizio Di Paola, pronto a negoziare con Nuccio Cusumano un accordo per le prossime elezioni, e dall'altro ci sono i Marinelliani i quali, invece, hanno più volte fatto sapere di non ambire certo a questo tipo di scenario. In questo quadro, e sulla base di dati oggettivi, ad oggi non può esserci alcuna certezza matematica circa il risultato finale della mozione di sfiducia. Non si sa nemmeno il giorno in cui verrà discussa, figuriamoci come finirà la partita. Intanto però comunque finirà questa vicenda nella maggioranza ci si preoccupa di cosa riservi il futuro. Alberto Sabella, per esempio, ritiene che se anche alla fine la mozione non dovesse passare, non è immaginabile proseguire sulla linea dello sfondo fino al 2022. Continua, Sabella, a tentare di fare il pontiere, a partire da quella che considera necessità di tornare a discutere con Cusumano, suggellando così l'impostazione che chi ha vinto le elezioni ha il diritto di governare.