Seduta consiliare, quella convocata per l'esame della mozione di sfiducia, dunque infruttuosa. Tutto come ampiamente preventivato nel momento in cui il presidente del consiglio comunale Pasquale Montalbano ha voluto indicare la data di venerdì 31 gennaio. Ben sapendo, come peraltro sapeva il sindaco Valenti che l'ha proposta, che non ci sarebbe stato il numero legale. Si va dunque adesso in seduta di prosecuzione, quella in programma lunedì pomeriggio alle 17. In quella circostanza il numero eventuale di dieci presenti potrebbe già essere sufficiente per la trattazione del punto in questione. Otto come detto sono quelli che fanno ancora parte della coalizione che sostiene l'amministrazione. Il nono è per così dire un consigliere “ballerino” (il riferimento è all'ex assessore Paolo Mandracchia), in procinto come minimo di dichiararsi indipendente, non escludendo (soprattutto nei “desiderata” di chi ha presentato la mozione di sfiducia) che il suo voto finale possa essere a favore dell'interruzione della consiliatura. Mandracchia che nel frattempo ieri non si è presentato in aula. Probabilmente neanche lunedì la mozione potrà essere esaminata. Non ci sono certezze, al momento. Si sa che l'obiettivo di Italia Viva è che la discussione sulla mozione di sfiducia possa avvenire tra il 9 e il 18, periodo nel quale Santo Ruffo (che al momento è fuori sede) sarà nuovamente a Sciacca. Su tutto il resto lo scenario è quello ormai noto da tempo, col centrodestra che chiede il dibattito in una data nella quale tutti i 24 consiglieri eletti siano certamente presenti. Francesca Valenti sta tentando invece di giocare d'anticipo, puntando tutto su quelli che sono apparentemente i punti deboli di questa mozione: dalle 10 firme in luogo di 12 ai presunti dubbi di qualche consigliere comunale, passando per il lavorio all'interno del gruppo di Cusumano, dove Ambrogio non vuole votare la mozione di sfiducia. Questione ancora tutta da chiarire, in uno con la necessità del raggruppamento di Italia Viva di creare una nuova alleanza. La rottura con la Valenti equivale alla rottura col Partito Democratico, e per esso con Michele Catanzaro. Ma c'è chi, dentro la ex maggioranza continua a non rassegnarsi all'idea che chi ha vinto le elezioni del 2017 debba uscire di scena. È il caso di Alberto Sabella, che ha già fatto sapere nei giorni scorsi che quand'anche la sfiducia non dovesse passare, non è immaginabile andare avanti così fino alla scadenza della consiliatura. Ecco perché Sabella invoca subito, ossia già prima che la mozione di sfiducia vada ad essere discussa in aula, una ricomposizione, guardando anche oltre la stessa squadra di centrosinistra, avendo come obiettivo una giunta allargata, oltre gli schieramenti tradizionali, con un progetto completamente nuovo. Scenario non impossibile, ovviamente, anche se al punto in cui è giunta l'attuale contrapposizione politica è oggettivamente difficile da concretizzarsi, fermo restando che probabilmente sono state le divisioni esasperate (forse si potevano evitare già prima della campagna elettorale del 2017) a generare le gravissime conseguenze che la città di Sciacca continua a subire dai livelli superiori di governo. Adesso c'è la processione della Madonna, lunedì riprende la discussione. Le opposizioni si incontrano a mezzogiorno per fare il punto della situazione. È il giorno in cui torna a Sciacca Alessandro Curreri, che è rimasto fuori per lavoro. Non c'è alcuna soluzione scontata. Ci sono, quelle sì, trattative febbrili che guardano sia all'immediato (la discussione sulla mozione di sfiducia) sia al dopo (gli scenari futuri, di nuovi cartelli elettorali se la sfiducia dovesse passare, o di revisione totale dell'attuale compagine di governo locale se invece dovesse essere bocciata).