Calogero Bono ha concluso, quasi ancora prima che iniziassero, i lavori del consiglio comunale di ieri.
Seduta di prosecuzione, dopo il nulla di fatto del mancato raggiungimento del numero legale di venerdì 31 ottobre, all'interno di una convocazione che contemplava all'ordine del giorno la mozione di sfiducia, punto che prevale su tutti gli altri. Bono avrebbe voluto chiedere il rinvio dei lavori. Cosa che però, gli è stata impedita perché, a dire di Montalbano, non era prevista dal regolamento, che impedisce eccezioni sull'ordine dei lavori di fronte ad un punto così importante. Quindi, se avesse voluto intervenire, Bono avrebbe potuto solo illustrare la mozione di sfiducia.
Consiglieri di opposizione che, dunque, hanno abbandonato l'aula per protesta contro una gestione della seduta considerata, evidentemente, non imparziale. Nove i presenti della maggioranza, dodici quelli di opposizione (anche se Alessandro Curreri è arrivato in leggerissimo ritardo, ossia poco dopo la conclusione dell'appello). Italia Viva era rappresentata in aula dal solo Gianluca Guardino. Anche lui si è alzato come i colleghi del centrodestra per lasciare i lavori, a simboleggiare probabilmente il suo disappunto, posto peraltro che il raggruppamento che fa capo a Nuccio Cusumano aveva espressamente chiesto durante l'ultima conferenza dei capigruppo che la mozione potesse essere trattata tra il 9 e il 18 febbraio, ovverosia quando anche Santo Ruffo avrebbe potuto garantire la presenza. Ma la questione adesso ha assunto connotazioni diverse. Francesca Valenti ha già fatto sapere infatti che questa mozione di sfiducia, ossia quella presentata il 20 gennaio con dieci firme, non può più essere trattata, essendo decaduta a seguito di due sedute infruttuose, e che se proprio vuole l'opposizione dovrà depositarne un'altra. Scenario che rischia di complicare ulteriormente il già tortuoso cammino che ha accompagnato la presentazione di questa mozione di sfiducia, sottoscritta da 10 consiglieri comunali e non da 12, visto che sono mancate le firme di Pasquale Montalbano e Alessandro Curreri. Quest'ultimo ieri sera al nostro telegiornale non ha nascosto talune proprie incertezze anche di ordine politico sulla piega che aveva preso la questione: “Non accetto di dovere aspettare le decisioni su questa vicenda di Nuccio Cusumano”. Curreri che ha poi parlato di futuro, e le sue non sono proprio sembrate le parole di uno pronto a presentare la mozione di sfiducia.