Calogero Bono, Gaetano Cognata, Silvio Caracappa, Cinzia Deliberto, Giuseppe Milioti, Lorenzo Maglienti, Salvatore Monte e Carmela Santangelo. Sono otto dei dieci firmatari della mozione di sfiducia (gli altri sono stati Fabio Termine di Mizzica e Teresa Bilello del Movimento 5 Stelle). Hanno sottoscritto stamattina un formale “atto di significazione”, un autentico documento stragiudiziale improntato su un elegante forbitissimo linguaggio giuridico, contenente le loro contestazioni al presidente del Consiglio comunale per come questi ha gestito i lavori di lunedì scorso, minacciando di ricorrere in Tribunale nel caso in cui Pasquale Montalbano non convocasse urgentemente una nuova seduta consiliare per esaminare, evidentemente, la mozione di sfiducia, ritenendo, a questo punto, che questa sia da considerarsi tutt'altro che decaduta.
Fanno notare, i consiglieri, di essere ancora ancora in attesa di conoscere sia le determinazioni del presidente del Consiglio comunale, sia l'esito degli approfondimenti da parte degli uffici sul destino della mozione. Contestano, inoltre, i promotori della nota odierna, la decisione di Pasquale Montalbano di avere negato la parola al consigliere Bono, che avrebbe voluto chiedere un rinvio della seduta alla luce delle assenze in aula, così come è stato negato all’intero Consiglio di esprimersi su tale proposta.
Il venir meno del numero legale viene definito, dunque, un chiaro segnale di protesta nei confronti di un comportamento considerato “illegittimo ed ingiustificato” da parte del presidente. Non è vero, in particolare, per i consiglieri comunali, che l'articolo 88 del regolamento impedisce la richiesta di una mozione d'ordine, che nessun articolo dice no alla possibilità per il consigliere, anche dopo l’apertura del punto, di chiedere ed ottenere la parola per svolgere questioni di natura incidentale, anche al fine di sospenderne la trattazione ed approvarne il rinvio.
Vengono poi segnalati dei precedenti, anche su discussioni diverse dalla mozione di sfiducia, in cui è stato deciso un rinvio. L'ultima volta è accaduto il 9 dicembre scorso quando, in occasione del dibattito politico (disciplinato anch’esso dall’art. 88) è stata concessa parola al Consigliere Maglienti sull’ordine dei lavori e, addirittura, concesso un prelievo di un altro punto dall’ordine del giorno.
Tutto ciò, per i firmatari della nota, conferma che il comportamento del presidente Montalbano, in occasione della seduta del 03/02/2020, sarebbe stato altamente lesivo delle prerogative del Consigliere Calogero Filippo Bono che a nome della opposizione aveva chiesto parola sull’ordine del lavori negata dal Presidente. Per i firmatari dell'atto di significazione la seduta di lunedì scorso sarebbe stata viziata da un atto definito “illegittimo ed arbitrario” del presidente del Consiglio. Parlano di fatti gravissimi, i consiglieri comunali, e sono pronti ad adire le vie legali a tutela – dicono – del funzionamento democratico e rispettoso delle regole del consiglio comunale”. Un atto di significazione che non vede la firma di Pasquale Bentivegna, che comunque non aveva nemmeno firmato la mozione di sfiducia. Il quale al nostro telegiornale la considera un'iniziativa inutile e invita a guardare alla concretezza: “Anche se la mozione non fosse decaduta – dice - oltre ai nuovi fatti politici intervenuti (il no definitivo dei Cusumaniani) non ci sarebbe comunque più il tempo per approvarla e andare a votare a maggio”.