chi ha abbandonato l'aula consiliare pretendeva che io violassi il regolamento”. È questo, in estrema sintesi, il contenuto della nota di riscontro firmata da Pasquale Montalbano e indirizzata agli 8 consiglieri comunali firmatari dell'atto di significazione nonché della successiva richiesta al presidente del Consiglio comunale, avendo considerato non dirimente il parere del segretario generale, di pronunciarsi sullo stato della mozione di sfiducia.
In una nota di cinque pagine, caratterizzata anche questa dal linguaggio tipico degli avvocati, nel solco della piega che ha preso la vicenda, Montalbano evidenzia come nella seduta del 3 di febbraio Calogero Bono avesse chiesto la parola sull'ordine dei lavori, e non per mozione d'ordine. La parola sull'ordine dei lavori – stando a quanto fa notare Montalbano – può essere richiesta ad inizio seduta ma in ogni caso prima dell'apertura di ciascun punto. Ribadisce, Montalbano, che un punto come quelli che il regolamento definisce “particolareggiati” come la mozione di sfiducia, in apertura prevede solo la sua illustrazione da parte del presentatore, e che, dunque, la richiesta di Calogero Bono non era applicabile alla seduta del 3 febbraio, così come non sarebbero state applicabili le fattispecie delle questioni pregiudiziali o sospensive disciplinate dall'articolo 84 del regolamento. Non può mettersi in discussione, inoltre, sempre secondo Montalbano, che abbandonando l'aula i consiglieri comunali abbiano deciso di far decadere la seduta, posto che la mancanza del numero legale comporta proprio questo risultato. “Da ciò consegue – osserva il presidente di sala Falcone Borsellino – che la mozione di sfiducia al sindaco deve ritenersi caducata proprio in ragione dell'ipotesi di una seduta deserta, così come la segretaria generale aveva rappresentato anche tenendo conto di un parere del ministero dell'Interno, e non esistono ragioni oggettive tali da indurre qualcuno a non tenere conto di un parere del ministero dell'Interno.
Pasquale Montalbano conclude avvisando che se la richiesta di nuova convocazione del consiglio comunale si riferisse ancora alla trattazione della mozione di sfiducia presentata il 20 gennaio, allora la stessa non avrà alcun corso; se invece si riferirà alla trattazione degli altri punti, naturalmente si procederà a convocare la conferenza dei capigruppo, al fine di stabilire la data di convocazione dei lavori.