È lui il Commissario ad acta nominato dal presidente della Regione Nello Musumeci per l'Assemblea Territoriale Idrica di Agrigento, presieduta come è noto dal sindaco di Sciacca Francesca Valenti. Un potere sostitutivo che avrà il compito di provvedere alla redazione o all'aggioranmento del piano d'ambito, avviando la procedura per l'affidamento del servizio idrico integrato ad un gestore unico.
Temono, a Palermo, che la fase, evidentemente considerata di stallo, in cui l'ATI si è venuta a trovare (anche se non soprattutto a causa della difficoltà che scaturisce dalle richieste dei comuni mai consegnatari delle reti che continuano a tentare di sottrarsi ad una gestione condivisa), possa determinare la perdita dei finanziamenti nel settore del servizio idrico integrato per il periodo 2021-2027, per infrastrutture di primaria importanza per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica“. Commissariamento che durerà almeno fino al 31 luglio.
Un commissariamento da tempo paventato, fatto aleggiare anche nell'ambito del dibattito politico come una possibile conseguenza delle difficoltà dell'ATI. A farlo in particolare era stato Calogero Bono. E non a caso oggi sulla vicenda interviene il suo collega Giuseppe Milioti, il quale chiede a Francesca Valenti una relazione dettagliata al Consiglio comunale su quanto accaduto. Sindaco incolpata per i ritardi definiti ingiustificati per il piano d'ambito dell'Ati, in una provincia dove le tariffe idriche continuano ad essere altissime, e dove i comuni non consegnatari hanno sfruttato l'inadempienza dell'Ati, che oggi si ritrova commissariata per il rischio della perdita dei finanziamenti.
Vicenda, quella dell'acqua, che non può non generare preoccupazioni circa la condizione del gestore. L'interdittiva antimafia inflitta a Girgenti Acque ha fatto passare in secondo piano i sempre più gravi problemi finanziari di una società che, sebbene gestita da commissari prefettizi, vede sempre più restringersi i propri margini di manovra. Si parla del rischio che un giorno o l'altro questa provincia si ritrovi senza più un gestore, uno scenario che non può non generare forti preoccupazioni, soprattutto a carico di quei comuni che non sarebbero in grado (in questo caso in senso assolutamente letterale) di aprire più il rubinetto. Se il commissariamento regionale (cosa della quale non c'è da essere granché sicuri) riuscirà a dirimere le ultime questioni dei comuni dissidenti, di quelli che effettivamente hanno diritto ad una gestione diretta sulla base dell'articolo 147/bis, si sarà compiuto un passo avanti. Per il resto, la scelta operata dai sindaci di puntare su una società consortile non ha ancora visto alcuna concretizzazione. Il punto è delicato, e per tante ragioni tuttora aperte, per le quali appare oggettivamente difficile “buttarla in politica”, come invece appare inevitabile. Pensare che il commissariamento risolverà i problemi è puro esercizio di stile, perché stiamo parlando di una Regione siciliana che non può certamente vantare alcun primato di velocità della sua burocrazia.