tra otto dei dieci consiglieri firmatari della mozione di sfiducia e il presidente del Consiglio comunale Pasquale Montalbano. Le cui conclusioni, circa la avvenuta decadenza della mozione di sfiducia contenute nel documento che ha riscontrato l'atto di significazione di qualche giorno fa, non convincono l'opposizione. La quale oggi definisce quello del capo di Sala Falcone Borsellino “contorto e fuorviante argomentare” circa la presunta impossibilità, il 3 febbraio scorso, di concedere la parola a Calogero Bono, che avrebbe chiesto il rinvio della mozione a quando in aula sarebbero stati presenti tutti i 24 consiglieri comunali. Richiesta che, a prescindere da quelle che vengono definite “questioni formali e nominalistiche” (il riferimento è alla differenza tra ordine dei lavori e mozione d'ordine), era ben nota a Montalbano, visto che ne era stato informato preventivamente. “Eppure – dicono i consiglieri – il presidente ha, in modo ingiustificato ed arbitrario, negato questa possibilità”. Insistono, così, i consiglieri, sul fatto che tutte le questioni di natura incidentale previste dal regolamento sono trattabili in tutte le sedute, comprese quelle aventi all'ordine del giorno la mozione di sfiducia. “A decidere – si legge nel documento odierno – è la maggioranza del Consiglio comunale attraverso il sistema democratico del voto, circostanza che il presidente ha impedito”.
Ma poi i consiglieri rivelano che Pasquale Montalbano si sarebbe contraddetto. Il riferimento è alla sua spiegazione relativa al fatto che dopo l'apertura del punto non avrebbe potuto dare la parola ad alcuno per ragioni che non fossero la sua illustrazione. Pur contestando questa impostazione, i consiglieri Bono, Caracappa, Cognata, Deliberto, Maglienti, Milioti, Monte e Santangelo rivelano in ogni caso che dalla registrazione audio si evince come il presidente non avesse formalmente né chiamato né aperto il punto della mozione di sfiducia, essendosi limitato ad illustrare l'importanza della seduta (come se all'ordine del giorno vi fosse soltanto quel punto) e non nominando neanche gli scrutatori, come è obbligatorio fare tutte le volte in cui si chiama formalmente un argomento che preveda anche una votazione. Tutte questioni che, secondo i consiglieri comunali di opposizione, hanno dato vita a quella che viene definita “evidente e strumentale erronea interpretazione del regolamento, finalizzata esclusivamente a giustificare – si osserva nel documento – un precostituito atteggiamento di parte, concepito sin dalla individuazione della data del Consiglio, fissata sulla base della richiesta dell'amministrazione e non di quella della maggioranza della conferenza dei capigruppo. Atteggiamento di parte che, secondo gli otto firmatari della mozione, si sarebbe concretizzato con un orientamento chiaro a non consentire la mozione di sfiducia in una data in cui sarebbe stato raggiunto il plenum del Consiglio. La conclusione è che i consiglieri fanno sapere di non riconoscere più Montalbano come presidente del consiglio, evidentemente non avendo considerato la sua funzione al di sopra delle parti.