rischia la reclusione da due a sei anni; da uno a tre anni, invece, se si omette la comunicazione della variazione di reddito del patrimonio o del nucleo familiare.
Eppure, nonostante le alte pene, i controlli incrociati tra l’istituto di previdenza sociale e le forze dell’ordine, portano alla scoperta di sempre più “furbetti”. Ancora non c’è un report ufficiale, ma conteggiando i recenti casi di cronaca, negli ultimi mesi in Sicilia sono stati beccati almeno cento soggetti che percepivano il reddito di cittadinanza pur non avendone i requisiti, con un picco di registrazione di illeciti tra l’aprile e il maggio del 2019, quando i carabinieri del Nucleo regionale ispettorato del lavoro hanno scovato 26 persone, una decina nella sola provincia di Palermo.
Si tratta di gente di ogni tipo: lavoratori in nero, cassieri, baristi, fornai, venditori ambulanti, ossia soggetti che con il reddito di cittadinanza intendendevano arrotondare un basso stipendio. Ma si parla di anche di mafiosi, ladri e spacciatori, com’è stato scoperto in seguito.
Un caso eclatante ha riguardato un pusher fermato dai finanzieri a Siracusa a bordo di una Porsche Macan di sua proprietà con mille euro in contanti e 120 grammi di cocaina: anche lui percepiva il reddito di cittadinanza.
Non si pensi, però, che tutto ciò accada soltanto in Sicilia. In tutta Italia sono state scoperte oltre duemila persone e 170 società che lo riscuotevano illegalmente, concentrate soprattutto nel Lazio, in Campania ed in Lombardia.
Sta di fatto che comunque la Sicilia registra un maggior numero di beneficiari dopo la Campania, oltre le 430mila unità, e dunque più controlli riguardano, giocoforza, l’Isola.