È questo quello che sembra accreditarsi ogni giorno di più come possibile scenario dello scontro in atto tra ATI agrigentina e Regione siciliana. Uno scontro fatto di diffide e tentati commissariamenti che, stando alle indiscrezioni provenienti da Palermo, potrebbe culminare con l'approdo della società mista pubblico-privata (al 75% della francese Veolia e al 25% della Regione) che, peraltro, è creditrice nei confronti di Girgenti Acque per una somma a quanto pare più che considerevole. Se così andassero le cose, ad un privato uscito dalla porta potrebbe corrisponderne un altro rientrare dalla finestra. Con buona pace del tentativo di ripubblicizzare l'acqua e, eventualmente, con la necessità di soffocare definitivamente la società consortile.
Potrebbe essere questo, dunque, uno dei motivi che caratterizza la battaglia in corso tra ATI e Dipartimento Acqua e Rifiuti contro ogni ipotesi di commissariamento, dopo il caso del potere sostitutivo nominato nella persona del funzionario regionale Girolamo Galizzi il quale, tuttavia, dopo che erano scoppiate le polemiche, ha comunicato a chi lo aveva nominato (come se questi non Io sapesse già) di essere sovraccaricato di impegni, vedendosi costretto a rinunciare. Al momento è rimasta in vigore una diffida a 30 giorni ad adempiere su piano d'ambito, tariffe e soluzione della questione dei comuni non consegnatari firmata dallo stesso Cocina ma contro la quale l'ATI si è opposta.
Temono, i sindaci dell'ATI, che la Regione ci riprovi col commissariamento. "Non lo permetteremo", dice il sindaco Valenti. Il timore è che un commissario innalzi le tariffe, visto anche il deficit finanziario strutturale della commissariata Girgenti Acque o che, addirittura, in barba alla istituzione di una società consortile, la gestione dell'acqua torni ad essere sostanzialmente privata.