A partire dalla necessità di disporre di strutture sanitarie organizzate per la bisogna. La questione a Sciacca ha riacceso i riflettori sul vecchio e abbandonato ospedale di via Figuli, quello che la Regione ha da anni inserito in un elenco di beni da dismettere al “modico” prezzo di 8 milioni di euro. Un modo come un altro per dire che nessuno lo vorrà mai. E così, tra ipotesi scuola, dalla trasformazione in un polo scolastico alla demolizione per fare spazio ad un mega parcheggio, questa struttura potrebbe tornare a fungere da quello che era stato, ovverosia: un ospedale. Magari specializzato in malattie infettive. È stato l'ex sindaco Lillo Craparo, che di quella struttura fu direttore amministrativo, a lanciare questa suggestiva ipotesi. Lo ha fatto in una lettera inviata al presidente della Regione Nello Musumeci. Sullo sfondo: le oggettive difficoltà, di fronte alla galoppante diffusione del Covid-19, a fare una ricognizione dei posti letto attivi nell'ottica di potenziare terapie intensive e subintensive, malattie infettive e pneumologia. È un impietoso zero il numero riguardante questo tipo di disponibilità in provincia di Agrigento. E siccome si è parlato anche della possibilità di riconvertire le strutture dismesse, ecco che è possibile immaginare di recuperare la struttura di via Figuli per trasformarla in quella che Lillo Craparo ha definito “lo Spallanzani della Sicilia”. Un'idea da sottoscrivere, soprattutto se confrontata con l'ipotesi del Governatore di trasformare una nave da crociera in un grande ospedale galleggiante. Il governo Conte, con un'operazione di sforamento del già avanzato deficit del Paese, ha stanziato 25 miliardi di euro per fronteggiare la crisi generata dalla diffusione del Coronavirus in Italia. Tra le innumerevoli ipotesi per gli investimenti, fatti salvi gli aiuti per le imprese, potrebbe esserci anche il recupero di questo immobile. Va anche in questa direzione (e naturalmente non solo) la sollecitazione che proviene dall'ex segretario generale del comune di Sciacca Carmelo Burgio, che si appella ai sindaci a promuovere magari tutti insieme un'azione forte per utilizzare i nuovi stanziamenti del governo. “Il Nord lo sta già facendo, e i soldi finiranno”, osserva Burgio. Ad opinione del quale occorre prepararsi con nuovi reparti ospedalieri, riconvertire gli ex ospedali, destinandoli alla terapia intensiva. “Se non partiamo subito – è il monito di Burgio – poi sarà duro fare fronte alle esigenze delle prossime settimane”.
Un dibattito di indubbio interesse, in un momento nel quale siamo tutti chiamati a dare prova di responsabilità. È immaginabile che il vecchio ospedale avrebbe bisogno di interventi infrastrutturali importantissimi, ma non è un'idea da non sottovalutare, anche magari nella prospettiva di una riconversione almeno solo di una sua parte.