nei giorni scorsi è stata disposta la temporanea chiusura o la riduzione degli orari di apertura di diversi uffici postali al fine di garantire, comunque, l’erogazione di alcuni servizi necessari, ma nonostante le prescrizioni e gli inviti a ridurre gli spostamenti solo per situazioni specifiche e di reale necessità, si registra spesso un’eccessiva concentrazione di clienti negli uffici postali rimasti aperti e spesso per svolgere operazioni non urgenti.
E’ questa la denuncia dei sindacati si Poste Italiane Cisl, Cgil Uil, Failp e Confsal sull’argomento sono compatti e intransigenti che ritenendo non sempre fondato lo ‘stato di necessità’ di molti clienti, rammentano che tali comportamenti creano situazioni di rischio per la salute del personale e dei cittadini a causa dell’affollamento, che spesso non garantisce il rispetto delle distanze minime previste.
L’aggravarsi della diffusione del Coronavirus nel nostro Paese – commenta il segretario nazionale della Cisl Poste Maurizio Campus- ha obbligato il Governo a decisioni radicali, giustamente imposte a tutti i cittadini italiani. Tra i provvedimenti più urgenti e necessari vi è quello dell’obbligo di rimanere a casa, salvo casi di comprovate esigenze. I lavoratori di Poste Italiane, per la particolarità del servizio che espletano, non appartengono al novero dei cittadini che restano a casa per arginare il contagio del virus”.
“Questi lavoratori – spiega il sindacalista- siano essi sportellisti negli uffici o portalettere nelle strade, sono a rischio elevato perché a contatto diretto con le persone, nonostante tutte le precauzioni possibili. Gli uffici postali restano aperti, ove possibile, e la posta viene consegnata ovunque per aiutare il Paese a non bloccarsi totalmente. Questo servizio, non sempre indispensabile e di comprovata esigenza, non deve mettere a rischio la salute dei lavoratori postali, già colpita in molte aree del paese”.
“È necessario quindi – conclude Campus – che si faccia chiarezza su ciò che è urgente e indifferibile nella erogazione dei servizi postali per poter diradare la presenza dei cittadini nei nostri uffici. Ieri alle Poste si sono effettuate 565 mila operazioni di sportello e di queste 300 mila solo di operazioni di pagamento. Noi ci rivolgiamo al Governo e alle Aziende di utility di tutto il paese per chiedere loro se sia possibile e necessario, mentre la gente muore, posticipare di almeno un mese la scadenza dei pagamenti delle utenze, al pari delle altre scadenze già differite dal Governo. Questo consentirebbe il minor afflusso di persone negli uffici e, di conseguenza, di minor utilizzo di personale in servizio. Pensiamo che di fronte alla tragedia che il Paese sta attraversando, ciascuno sia obbligato a dare il proprio contributo. Prima la vita dei cittadini e dei lavoratori e dopo il conto economico delle aziende”.