il movimento che si è costituito nei mesi scorsi per denunciare l'isolamento infrastrutturale della provincia, lo stesso che ha promosso la grande mobilitazione del 25 gennaio, per denunciare questa volta l'inadeguatezza del sistema sanitario agrigentino. Pone una domanda assai ricorrente in questi giorni, e cioè cosa succederà se la stessa situazione del nord Italia si dovesse presentare nella nostra provincia, come l’arrivo di migliaia di cittadini rientrati dal nord lascia presagire. La risposta è che il servizio sanitario agrigentino non reggerà. Proprio per questo motivo, nei giorni scorsi il cartello sociale, che comprende Arcidiocesi di Agrigento e Cgil, Cisl e Uil, aveva lanciato un grido di allarme per l’assoluto silenzio, quantomeno rispetto ai provvedimenti adottati, da parte sia dell’Azienda sanitaria agrigentina sia del Governo regionale, denunciando l’assoluta impreparazione della sanità agrigentina a far fronte a questa prospettiva disastrosa, scaturita da una politica di tagli ventennali ai posti letti e al personale, così da trovarsi impreparati a garantire i dispositivi di protezione individuali ai lavoratori, con posti letto e posti di terapia intensiva appena, e non sempre, sufficienti a garantire una sanità decente in tempi di non pandemia, senza un reparto infettivo e senza specialisti in materia. Se la politica nazionale e regionale cieca, osserva il cartello sociale, ha portato a tutto questo, nelle settimane scorse e certamente dai primi giorni del mese di febbraio, coloro che sono deputati a garantire la salute dei cittadini avrebbero dovuto, anche per obbligo morale, porre rimedio a queste decennali mancanze. Ed invece, solo qualche giorno fa una l'Asp ha emanato una direttiva per l’attivazione di 8 posti letto COVID-19 sparsi nei 4 ospedali agrigentini. Solo due giorni fa è stata abbozzata su carta una proposta di individuazione di aree e percorsi per la gestione di pazienti covid al San Giovanni di Dio dove, in primo luogo, andava sicuramente attivato il reparto di malattie infettive. Così come, per il cartello sociale, si sta sottovalutando il forte ridimensionamento che rischia di subire l’attività ordinaria per la cura di tutte le altre patologie. Noi, prosegue il documento del cartello sociale, abbiamo avanzato proposte, abbiamo denunciato limiti e deficienze, e adesso vogliamo semplicemente richiamare la classe dirigente depuatata alla soluzione del problema alle proprie responsabilità per il disastro a cui rischiano di essere condannati i cittadini agrigentini. Una cosa ci è chiara, conclude il cartello sociale: se non ci saranno risposte immediate con scelte precise tendenti a garantire un’adeguata cura ai cittadini che risulteranno positivi al coronavirus, ci presenteremo davanti i cancelli dell’Azienda Provinciale Sanitaria chiamando al nostro fianco tutti i sindaci, che in questi giorni sono in trincea nel fare fronte comune per il rispetto dei divieti e per fronteggiare la grave crisi economica che ha inevitabilmente generato l'emergenza sanitaria in atto.