si apprende che procede e a passo piuttosto spedito il processo di organizzazione, all'interno del "Giovanni Paolo II" di Sciacca, di un "Covid Hospital", da realizzarsi al secondo piano dell'edificio ospedaliero, quello dove insistono al momento i reparti di Medicina (peraltro ancora in quarantena), di Chirurgia e di Rianimazione. Un'ottantina di posti letto che si potrebbero ricavare e destinati ai possibili contagiati da coronavirus. Un'ipotesi che dunque avrebbe già fatto tramontare quella aleggiata nei giorni scorsi, rispetto alla possibilità che il Covid si realizzasse all'interno dell'ospedale Fratelli Parlapiano. "Ma a Ribera non ci sarebbero le professionalità e le strutture adeguate a supporto delle esigenze dei pazienti positivi per questa importante necessità", ha detto oggi al nostro Telegiornale il vicepresidente della commissione Sanità dell'ARS Carmelo Pullara. Aggiungendo che la politica del governo in questo momento è quella di potenziare i due ospedali più importanti della provincia, ovverosia il Giovanni Paolo II e il San Giovanni di Dio di Agrigento. "I posti Covid - continua il deputato - non in un ospedale ma spalmati su quattro strutture ospedaliere. A Sciacca si prevedono circa 80 posti, così come all’ospedale di Agrigento, altri 20 posti letto a Licata e da 5 a 8 posti letto a Canicattì. Aumentano anche i posti letto in terapia intensiva che arrivano a 10 a Sciacca, 7 ad Agrigento, 4 a Licata, 2 a Ribera e 2 a Canicattì. Pullara che, dunque, confermato, più o meno indirettamente, gli orientamenti dell'assessore regionale Ruggero Razza. Ma è un'ipotesi, quella di un megareparto per i positivi al coronavirus all'interno di un ospedale che, tuttavia, dovrebbe sempre rimanere operativo per fornire le necessarie risposte sanitarie alla popolazione per tutte le altre malattie, su cui oggi non nasconde le sue preoccupazioni il sindaco di Sciacca Francesca Valenti. La quale, oltre ad invocare un coinvolgimento diretto nel processo decisionale in corso sul "Giovanni Paolo II", ricordando come lo stesso atto aziendale vigente dovrebbe garantire informazioni tempestive, corrette, chiare, semplici, comprensibili e adeguate, teme che la promiscuità tra reparti speciali come quello che si vuole creare e quelli tradizionali chiamati sempre a lavorare, possa trasformarsi in un problema. Preoccupazione che oggi è anche della Cgil provinciale, che in una nota manifesta preoccupazione per le voci su una possibile chiusura del reparto di Nefrologia sempre per lo stesso motivo riguardante la necessità di creare il Covid Hospital. Insomma, è chiaro che si pensava che l'ipotesi di allocare un Covid Hospital a Ribera potesse essere la scelta più naturale, posto che il Fratelli Parlapiano, pur dotato di locali e strumenti diagnostici, al momento non è certamente, e per cause pregresse, un nosocomio super operativo. Ma tant'è. Il commissario ad acta per la direzione medica dell'ospedale di Sciacca sta eseguendo i desiderata dell'assessore Razza. Il clima tra le corsie ospedaliere, tra il personale, non è certamente dei più tranquilli. Lo si apprende malgrado l'intimazione scritta nero su bianco dai vertici dell'Asp a tutti i dipendenti a non dare notizie né tanto meno esprimere opinioni ai giornalisti. E mentre si continuano ad aspettare notizie sui tamponi al personale sanitario, ricordando che oltre la metà dei contagiati in provincia di Agrigento sono spalmati tra Sciacca, Ribera e Menfi, si apprende che proprio a Menfi si è registrato il quarto soggetto contagiato da Coronavirus.