nei prossimi giorni per fronteggiare l’emergenza Covd-19 nell’isola. Lo dicono gli ultimi dati sulla diffusione del contagio, ma soprattutto i dati dei pazienti che necessitano delle cure ospedaliere e della terapia intensiva in particolare. Negli ultimi cinque giorni sono raddoppiati ponendo il sistema sanitario di fronte ad un problema che rischia di diventare una emergenza se, nel frattempo, non sarà aumentata la capacità ricettiva degli ospedali per i posti covid e le terapie intensive. In Sicilia, siamo solo all’inizio di una epidemia destinata ad esplodere nei prossimi giorni e lo dimostra il dato costantemente in crescita dei nuovi contagi.
Il piano messo a punto dall’assessore regionale alla salute Ruggero Razza prevede di arrivare al 20 aprile, ossia al periodo più critico, con la disponibilità di 587 posti letto nelle terapie intensive e 2798 posti letto Covid.
Al 20 aprile, ossia, al periodo di massima necessità, si arriverà però con uno step al 10 aprile che dovrebbe portare gli ospedali siciliani ad una disponibilità di 1677 posti ordinari e 459 in terapia intensiva.
Attualmente sono disponibili 320 posti in terapia intensiva e 800 in degenza ordinaria per complessivi 1120 posti destinati ai pazienti positivi che necessitano di cure ospedaliere.
In poche settimane, ammesso che il virus lo conceda, si devono raddoppiare i posti letto attualmente disponibili. In provincia di Agrigento, i posti covid, al 20 aprile, dovrebbero arrivare a 194, dei qualli la maggior parte, una ottantina rispettivamente, negli ospedali di Sciacca e Agrigento e gli altri suddivisi tra Licata e Canicattì.
Il piano regionale prevede che, sempre al 20 aprile, i posti letto in terapia intensiva arrivino in provincia di Agrigento a 23, 10 dei quali a Sciacca, 7 ad Agrigento e gli altri spalmati tra Ribera, Licata e Canicattì.
Si riorganizzano gli ospedali, nella speranza di non raggiungere neanche lontanamente i numeri delle regioni del nord, ma nell’immediato c’è da risolvere la problematica dei tamponi. Il governo regionale già alla fine della scorsa settimana aveva annunciato che i tamponi sarebbero stati estesi a tutto il personale sanitario. Volontà che, di fatto, si è scontrata con la lentezza con la quale i pochi laboratori abilitati, essenzialmente i due policlinici di Palermo e Catania, oltre a qualche altra struttura, sono in grado di comunicare gli esiti. Circostanza che, ovviamente, non dipende dai sanitari, ma dalla gran mole di lavoro, ossia di tamponi, che arrivano da tutta l’isola.
E così il presidente Musumeci e l’assessore Razza hanno aperto anche ai laboratori privati con un
avviso ai laboratori privati chiamati a rispondere in appena 24 ore. Termine ritenuto assolutamente
limitante, così come particolarmente stringenti sono ritenute le richieste di specificare da subito il tipo ed il costo del tampone che utilizzerebbero. Il risultato, sostengono alcuni parlamentari regionali, come Carmelo Pullara, rischia
di essere opposto a quello desiderato, con interi territori provinciali che resteranno scoperti dalla possibilità di avere esami diffusi e rapidi.