quella che dovrebbe portarci, seppure gradualmente, fuori dall’isolamento sociale di queste settimane e all’allentamento di quelle misure restrittive che nell’isola sono state ancora più rigide rispetto al resto del paese e delle stesse zone del nord Italia maggiormente colpite dalla violenza del virus.
Da ieri pomeriggio è al lavoro il comitato tecnico-scientifico regionale Covid-19 chiamato ad indicare al governo Musumeci come e quando attuare la riapertura delle attività nell’isola. Il dato certo è che la Sicilia non andrà oltre il 3 maggio, anche se il governo nazionale dovesse prorogare ulteriormente le misure attualmente in vigore. Lo hanno detto chiaramente sia il presidente Nello Musumeci, sia l’assessore regionale alla salute Ruggero Razza. “Non si può andare oltre anche perché in Sicilia ci troviamo in una condizione epidemiologica diversa da quella di altre regioni” hanno dichiarato. Addirittura, proprio i numeri sui contagi nell’isola degli ultimi giorni, potrebbero portare ad anticipare la data del 3 maggio, con la ripresa di attività che consentono quel distanziamento sociale che dovrà rimanere, comunque, alla base delle nostre abitudini giornaliere ancora per molti mesi. Secondo quanto trapela dal confronto tra governo regionale e comitato tecnico-scientifico, si potrebbero allentare già dalla prossima settimana alcune delle prescrizioni in vigore in Sicilia, ad esempio potrebbe essere l’attività motoria all’aperto, magari limitata alla mattina presto e nel raggio di pochi chilometri da casa propria, consentire le ormai famose passeggiate dei bambini o la pratica di attività in centri sportivi all’aperto, vietando l’uso di spogliatoi e docce. Non solo la ripresa dell’attività motoria. Chiaramnete il comitato tecnico-scientifico è chiamato in queste ore a fornire indicazioni per consentire quella ripresa delle attività che consenta di scongiurare una crisi economica che era già pesante in Sicilia prima del Coronavirus e che ora rischia di dare la batosta finale. L’orientamento è quello di far partire, prima possibile, quelle attività che sono ritenute meno a rischio, ad esempio i cantieri stradali e navali, ma in generale tutti quelli in cui già normalmente si lavora con l’ausilio di dispositivi di protezione, ma anche quelle attività commerciali e artigianali in cui è possibile garantire il distanziamento e regolare gli accessi. Attesa anche una decisione in relazione alla pressante richiesta, pervenuta ieri durante il dibattito all’Ars, di consentire l’apertura domenicale e nei festivi dei supermercati o la possibilità in queste giornate della consegna a domicilio.
La cautela rimane la parola d’ordine, anche perché ci si rende conto che il processo dovrà essere graduale e avvenire con le dovute garanzie, a cominciare dalla reale capacità di assicurare a tutti le mascherine che, finora, nonostante gli annunci, sono ancora merce rara. Non a caso l’obbligo di utilizzarle è stato finora dato esclusivamente a quanti operano nel settore della vendita e commercializzazione dei generi alimentari e di prima necessità. Se ripresa deve esserci, tutti devono essere messi nelle condizioni di rispettare il distanziamento sociale ed essere dotati dei necessari dispositivi di sicurezza.
Ne sapremo di più nelle prossime ore.