per il sambucese Leo Sutera “u prufissuri”, condannato a 18 anni di carcere a conclusione del processo con il rito abbreviato che si era concluso nel luglio dello scorso anno al Tribunale di Palermo. Gli anni di carcere a Sutera erano stati inflitti in continuazione con precedenti condanne. La sentenza era stata impugnata sia dalla difesa, si dall’accusa. La Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo aveva chiesto la condanna a 20 anni.
Oltre al boss erano stati condannati rispettivamente a tre anni di reclusione i sambucesi Maria Salvato di 45 anni fioraia, Vito Vaccaro di 57 anni che avrebbe accompagnato Sutera nei suoi spostamenti e l’imprenditore Giuseppe Tabone di 58 anni. Sarebbero stati loro ad aiutare Sutera ad eludere i controlli, tenendolo costantemente informato sulla presenza di telecamere e altre apparecchiature utilizzate dalle forze dell’ordine, ma anche a garantirgli mezzi e risorse sia per gli spostamenti, sia per le riunioni . L’operazione che aveva portato al loro arresto era stata messa a segno nel 2018. L’indagine iniziata nel 2015 aveva consentito di ricostruire gli interessi criminali di Sutera che avrebbe continuato a impartire direttive attraverso la costante partecipazione a riunioni e incontri con altri esponenti mafiosi al fine di gestire appalti e opere pubbliche. All’epoca il provvedimento di fermo si rese
necessario a fronte di alcune intercettazioni dalle quali emergeva la volontà del boss di allontanarsi dalla Sicilia.
Il processo di secondo grado sarà celebrato davanti alla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo presieduta dal giudice Giacomo Montalbano