per cercare di far fronte all'emergenza Covid, ha mai messo piede all'ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca, dove invece sono stati dirottati comunque alcuni infermieri, in ogni caso pochi. È questo quello che emerge dalle ultime novità da un fronte ospedaliero che, in piena pandemia, dunque, e ancora una volta, potrebbe avere visto una gestione sanitaria “agrigentocentrica”, e questo perfino nell'ambito della stessa stabilizzazione del personale precario che da anni attende di uscire dall'incertezza.
Eppure l'occasione migliore per riequilibrare la situazione avrebbe potuto essere benissimo il piano di assunzioni straordinarie, quelle che in Sicilia, (nelle diciassette Asp), ha registrato la contrattualizzazione di più di ottocento unità: tra di loro 144 medici, 423 infermieri, 67 ausiliari specializzati, 135 operatori socio-sanitari, 7 biologi e 10 tecnici di laboratorio. Altre assunzioni sono state poi disposte, sempre in base alle necessità richieste dai 3.600 posti letto anti-Covid, quelli per i quali si attendeva tra lunedì e ieri il nuovo piano dell'assessore Ruggero Razza per una loro sostanziosa diminuzione, sulla base dei confortanti dati epidemiologici in Sicilia.
Nuove assunzioni finanziate grazie al fondo della protezione civile nazionale per il potenziamento del servizio sanitario per l'emergenza coronavirus. Alla Sicilia sono stati destinati 68 dei 700 milioni di euro previsti, con un'adesione di centinaia di specialisti, specializzandi, neolaureati e pensionati. Ebbene: i nuovi dirigenti medici assunti dall'Asp di Agrigento sarebbero finiti solo nelle sole corsie del San Giovanni di Dio, nessuno di loro invece è stato dirottato all'ospedale di Sciacca. Scenario che, se confermato, sarebbe ancora una volta rivelatore di una disparità di trattamento su cui il Comitato Civico per la Sanità, ma anche gli ultimi due sindaci di Sciacca, si sono più volte lamentati, tanto più che sia il Giovanni Paolo II, sia il “San Giovanni di Dio”, sono entrambi e allo stesso modo annoverati DEA di primo livello. L'emergenza ha fatto passare in secondo piano tutto, compresa una condizione generale nella quale, soprattutto adesso che la situazione dei contagi è più rasserenante, occorre che l'ospedale torni alla sua naturale vitalità (per dirla con le parole dell'assessore Razza), ancorché con un mantenimento degli interventi di separazione degli accessi effettuati, che potranno rivelarsi utili (speriamo di no) anche in futuro.