perché lo dobbiamo a chi ci segue o ci ha votato e perché una sola campana produce spesso solamente note stonate. Prediamo atto, intanto, che per i portavoce Foti, Mangiacavallo, Pagana e Palmeri è venuto meno - per usare parole loro - il desiderio di far parte del gruppo 5 stelle". Inizia così la nota ufficiale del gruppo 5 stelle all'Ars che di fatto sancisce la rottura con un drappello di deputati che ormai da tempo guardano al centrodestra e hanno sostenuto in aula posizioni del governo Musumeci. La stessa Foti era stata eletta vicepresidente dell'Ars con i voti dle centrodestra e contro l'indicazione del gruppo che sosteneva invece Francesco Cappello.
Ai quattro menzionati nel comunicato si deve aggiungere il deputato Sergio Tancredi, formalmente già espulso ma per una questione di mancate restituzioni dello stipendio. "Bene, anzi male - prosegue la nora firmata da tutti i deputati a partira al capogruppo Giorgio Pasqua - anche se, per la verità, i segnali in questo senso si protraggono ormai da tantissimo tempo, persino nelle votazioni in aula, quando, frequentemente, i cinque (ai quattro di sopra va aggiunto Tancredi) si sono espressi in dissenso col gruppo, astenendosi o addirittura votando assieme a quel governo Musumeci, con cui il M5S non ha nulla a che spartire. E non si trattava, si badi bene, di votazioni confezionate su dei ‘no’ a prescindere, come i 5 deputati vogliono far credere, visto che abbiamo sempre deciso nel merito delle norme, votando “sì”, e non di rado, in questa e nella passata legislatura, a norme governative, quando queste andavano in direzione del bene dei siciliani. Nella vita, si può cambiare idea e, chi vuole, anche partito. Ma si deve avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo, senza appigliarsi a scuse o, addirittura, cercare di rigirare la frittata, accusando noi di “goffi tentativi di imitazione dei partiti che prima ci proponevamo di smantellare”. Al limite è forse vero il contrario, se è vero, come è vero, che pubblicamente, e senza tanti giri di parole, Angela Foti, eletta vicepresidente dell’Ara, a suo dire, a propria insaputa, nei giorni scorsi arrivava a scrivere a Musumeci in un post che in Parlamento i voti li avrebbe trovati, prospettando al presidente della Regione una comoda e solida stampella cui appoggiarsi nei momenti tribolati a sala d’Ercole".
Il gruppo chiarisce anche i motivi dell'espulsione di Tancredi: "Sulla vicenda Tancredi si sono spese tante, troppe parole, spesso fuori luogo. È vero che ha avuto delle difficoltà. È anche vero, però, che il gruppo lo ha aiutato con grande senso di amicizia e solidarietà e che lui ha ignorato totalmente i continui cartellini gialli che gli arrivavano dal Movimento nazionale per le mancate restituzioni. Non c’è stato da parte sua il minimo segnale di collaborazione. Se avesse solo manifestato la volontà di regolarizzare la sua posizione con un atto tangibile, che gli avevamo reiteratamente chiesto, non si sarebbe arrivati all’ espulsione che, e Tancredi lo sapeva bene, è il capolinea obbligato per chi non restituisce parte degli stipendi. Lui non ha restituito e per questo, solo per questo, sia chiaro, è stato espulso. La restituzione di parte degli stipendi per il M5S è una regola fondante, che viene sottoscritta da tutti in sede di accettazione di candidatura. E’ pertanto doveroso rispettarla, magari anche per chi nel Movimento, da Nord a Sud, medita di cambiare casacca, tradendo il mandato dei cittadini, aggrappandosi a incolmabili, quanto fantomatiche, divergenze di natura politica. Le nostre battaglie continuano, con immutata passione e grandissimo impegno, i nostri attivisti stiano tranquilli".