sono parte integrante di un territorio importante, su cui non si possono dimenticare le attività che insistono e sulle quali sono necessarie tante risorse umane per il miglioramento dei servizi all'utenza". Lo ha detto stamattina al nostro Telegiornale Alberto Firenze, commissario ad acta per l'emergenza coronavirus. Lo ha fatto a margine della donazione da parte dell'Associazione Nazionale dei Finanzeri Italiani al "Giovanni Paolo II". Una riflessione, quella di Firenze che, tra le righe, sembra rappresentare apertamente un monito da parte di chi, dall'interno, ha toccato con mano probabilmente quella che tutti abbiamo imparato a conoscere come la gestione "agrigentocentrica" della sanità agrigentina, e che si inquadra anche nell'ultima vicenda, quella di cui vi abbiamo dato notizia la scorsa settimana, riferita al fatto che nessuno dei medici specializzandi assunti durante l'emergenza da tutte le Asp ha raggiunto le corsie dell'ospedale di Sciacca. Firenze ha dovuto fare un'istanza formale in tale direzione che, tuttavia, non sembra sia stata ancora accolta. Ed è, probabilmente, questo, il simbolo stesso di una condizione nella quale, ancorché con la medesima qualificazione di Dea di primo livello tra gli ospedali riuniti "Giovanni Paolo II" e "Fratelli Parlapiano" da un lato, e il "San Giovanni di Dio" dall'altro, questa parte occidentale del territorio provinciale continua ad essere considerata di secondaria importanza sul piano organizzativo. Inoltre, riferendosi alle nuove disposizioni firmate dall'assessore Razza, che inquadrandosi nell'ambito di dati epidemiologici (per fortuna incoraggianti) ha disposto un ritorno alla normalità delle attività degli ospedali pubblici, a partire dalla ripartenza delle prestazioni ambulatoriali, Firenze ha detto: "è giusto che tutti i servizi ospedalieri sospesi a causa dell'emergenza riprendano regolarmente".