Si è conclusa così la vicenda che ha visto protagonista il saccense Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace, accusato di aver ostacolato un'attività di pesca, in occasione di un'azione dimostrativa contro la pesca a volante a coppia il 29 aprile del 2013. A distanza di quattro anni, arriva la sentenza. Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, dopo aver valutato le istanze dell'accusa e della difesa, ha infine deciso per l'assoluzione a pieno titolo. Secondo l'accusa, Giannì avrebbe invaso l'area in cui stavano operando i motopesca, ostacolandone di fatto lo svolgimento e costringendo a interrompere le operazioni per evitare danni a persone o cose. I comandanti dello stesso motopesca si erano così costituiti parte civile nel processo, assistiti dall'avvocato Politi che aveva accusato Giannì di violenza privata e ne aveva richiesto la condanna a due mesi di reclusione. Diversa invece la versione della difesa, portata avanti dagli avvocati Gariglio e Di Benedetto, secondo cui l'attività di Greenpeace non aveva causato alcun pericolo né costretto ad interrompere la battuta di pesca. “è difficile che un gommone – ha commentato la stessa associazione – possa rappresentare un pericolo per un peschereccio di oltre venti metri”. Una versione che – fatte le dovute verifiche – ha convinto il giudice Grazia Scaturro che ha emesso infine la sentenza.